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La Cina è pronta a introdurre la propria tassazione sugli immobili

 Nel nostro paese i principali dibattiti a carattere fiscale e tributario sono incentrati sul programma federalista e sui possibili risvolti relativi alle imposte sugli immobili; non deve stupire nessuno, però, se gli stessi discorsi saranno ascoltati anche in territorio cinese, visto che l’ex Impero Celeste è fortemente intenzionato a varare una sorta di rivoluzione impositiva, introducendo una apposita tassazione sulla casa che dovrebbe ricalcare piuttosto fedelmente il modello dell’Imposta Comunale sugli Immobili. Quali sono i dettagli di questo specifico progetto? Anzitutto, c’è da precisare che l’introduzione appena citata riguarderà, come “primo assaggio”, la municipalità di Chongqing, il più esteso distretto della Repubblica Popolare, nella parte sud-occidentale della nazione asiatica. L’indiscrezione è giunta direttamente dall’agenzia statale Xinhua, la quale ha fatto sapere che la nuova tassa comincerà a produrre i propri effetti soltanto nell’ipotesi in cui il Parlamento locale fornirà il proprio assenso al rapporto del governo di Pechino.


Si tratta, volendo essere più precisi, di una vera e propria tassazione che andrà a colpire gli edifici di maggiori dimensioni e le case considerate di lusso, anche se qualche alone di mistero e incertezza circonda ancora le casistiche e le varie ipotesi. Nel caso di una introduzione effettiva, si tratterebbe di un evento storico, visto che sarebbe la prima volta in assoluto per la Cina alle prese con una iniziativa simile.

La partenza per gradi è un chiaro segnale di apertura ai contribuenti, i quali avranno così tempo e modo di abituarsi alla novità in questione: un primo parere positivo, peraltro fondamentale in tal senso, è stato quello di Chen Deming, ministro delle Finanze del vasto paese asiatico. Fino ad oggi la Cina ha beneficiato di una imposizione del tutto differente, vale a dire un’unica forma di tassazione sugli immobili, in particolare quelli di tipo commerciale, una misura che è stata sempre ripartita su base annua. La svolta del 2011, invece, può essere spiegata con la costante crescita dell’inflazione.

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