La sensibilità ambientale viene ben rappresentata attualmente dalle varie proposte relative alla tassazione delle emissioni di gas serra: la data del prossimo 1° gennaio, il primo giorno del 2012, sarà infatti caratterizzata da un tentativo di imposizione piuttosto particolare, visto che l’Unione Europea è fortemente intenzionata a far aderire le compagnie aeree di tutto il mondo all’Emission Trading System. In estrema sintesi, questo vuol dire che chiunque voglia volare nei cieli europei dovrà anche sborsare una tassa, la cosiddetta “imposta sul carburante”: si tratta di circa diciotto euro che andranno a colpire come cespite ogni singola tonnellata di emissioni nocive in atmosfera.
Come poteva essere facilmente intuibile, però, non tutti si sono mostrati d’accordo in tal senso. Le principali opposizioni provengono dai paesi Bric (Brasile, Russia, India e Cina), ma anche gli Stati Uniti e il Giappone hanno storto il naso: il braccio di ferro tra queste nazioni e Bruxelles è appena cominciato. La carbon tax dei cieli, tra l’altro, beneficia anche di una sentenza favorevole da parte della Corte Europea di Giustizia, la quale l’ha definita più che valida, quindi l’Ue è pronta a sfidare qualsiasi ostacolo ed opposizione. Ma si potrà davvero fronteggiare una delle principali fonti di inquinamento in questa maniera?
Il problema da risolvere più urgentemente riguarda il regolamento delle emissioni di anidride carbonica e di gas serra, visto che non ne esiste uno preciso e chiaro: la World Bank si è interessata pochi mesi fa a questa tassa, parlando chiaramente dei possibili elementi di maggior rilievo, come ad esempio l’aumento delle tariffe aeree e la diminuzione dell’inquinamento anche di dieci punti percentuali per quel che concerne alcune rotte. Il principale incentivo sarebbe comunque quello di far ritirare dal servizio le vetture che inquinano di più, in modo da risolvere in parte il problema. La soluzione fiscale in questione dovrebbe comunque essere temporanea e avere delle tariffe piuttosto variabili.