L’ICI prima casa ritorna ma con qualche novità, dopo qualche anno di sospensione durante il governo Berlusconi, l’imposta comunale sugli immobili si ripresenta con una nuova veste: ribattezzata IMU, con l’emendamento alla manovra debuttano le detrazioni familiari pari a 50 euro per ciascun figlio di età non superiore a 26 anni, a condizione che il figlio risieda ovviamente nella casa in questione. L’importo complessivo delle detrazioni per figli, non dovrà comunque essere superiore alla somma di 400 euro. Questa detrazione permetterà di esentare alloggi piccoli di periferia, appartamenti che non superino i quattro vani in paesi di provincia e le case con rendite rivalutate fino a 50mila euro.
Si chiamerà quindi IMU la nuova tassa ICI, sarà progressiva e rappresenterà un colpo piuttosto duro soprattutto per i proprietari di seconde e terze case, per cui si pagherà fino al 75% in più. La sua aliquota di base invece ammonterà allo 0,76% sulla rendita catastale, con una riduzione allo 0,4% per l’abitazione principale o data in affitto, il governo però demanda ai comuni la possibilità di incrementare questa aliquota fino allo 0,2% in caso di abitazione principale. La manovra del nuovo esecutivo Monti indica come soggetto obbligato al pagamento dell’IMU anche l’edilizia residenziale pubblica, un settore nel quale i canoni (che raggiungono una media di 80 euro al mese) sono già soggetti ad una tassazione generale di circa il 40% del loro importo.
Fra i tagli previsti e l’aliquota base dell’Imu c’è uno squilibrio di un miliardo e 400 milioni – ha voluto precisare il sindaco di Roma Gianni Alemanno -. Si affida ai Comuni la possibilità di riequilibrare, quindi noi dovremmo accrescere l’aliquota base dell’Imu. Dobbiamo ancora fare i conti relativamente a quanto accrescere l’aliquota, ma nella manovra c’è stata una drastica riduzione dei trasferimenti, compensati con la possibilità da parte dei comuni di avere l’Ici sulla prima casa, l’Ici nel suo complesso e l’Irpef sugli affitti, che insieme si chiamano Imu.
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