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Investimenti aziende estere in Italia in calo

 Tema molto importante quello trattato durante un recente convegno tenutosi a Roma con la partecipazione del presidente Eni, Giuseppe Recchi, del presidente Unindustria, Maurizio Stirpe e numerosi dirigenti di industria. Si è parlato infatti del ruolo del nostro paese in materia di attrattività degli investimenti esteri da parte delle multinazionali. In Italia le grandi aziende situate in diverse nazioni danno lavoro a circa 1,2 milioni di persone e fatturano complessivamente circa 500 miliardi di euro, una cifra di tutto rispetto. Inoltre svolgono un ruolo molto positivo all’interno del tessuto imprenditoriale ove sono situate e rafforzano l’indotto generando nuovi posti di lavoro richiesti dalle aziende medio piccole.
Il calo di nuovi insediamenti produttivi da parte delle multinazionali è dovuto soprattutto al fatto che chi apre un nuovo stabilimento in Italia deve fronteggiare numerosi problemi, che vanno da eccessive lungaggini burocratiche a tasse troppo elevate rispetto alla media europea, e tutto questo porta a scoraggiare i nuovi insediamenti. In particolare si è fatto l’esempio della legislazione ambientale che le industrie devono osservare, troppo arzigogolata e difficile da applicare, ed il fatto che vi sono imposte come l’irap, che vanno a colpire le aziende con più addetti. Inoltre gli imprenditori hanno sottolineato che oltre alle difficoltà delle imprese estere ad investire in Italia (investimenti per circa 1,1 punti percentuali di pil nel periodo 2005 – 2011, dietro Spagna e Francia, leggi anche francia minimum tax multinazionali) si associa anche il fatto che le imprese italiane sono sempre più tentate di investire al di fuori dei confini nazionali.
Gli imprenditori invocano quindi sin da subito delle modifiche alla legislazione ed anche nuovi interventi che facciano passare il messaggio che le multinazionali sono portatrici di prosperità e nuovi posti di lavoro, e non solo aspetti che possono essere percepiti come non positivi. Da ultimo l’aspetto fiscale, sul quale il dotto Scala, capo fiscalità internazionale dell’agenzia delle entrate ha assicurato un maggior aspetto collaborativo tra imprese e amministrazione finanziaria.