Come è ormai noto, la sigla Durc ha una certa valenza dal punto di vista tributario, visto che sta a identificare il Documento Unico di Regolarità Contributiva: si tratta, per la precisione, di quel certificato che mette in evidenza la regolarità di una determinata impresa per quel che riguarda gli adempimenti Inps, Inail e Cassa Edile (i principali soggetti di riferimento sono le imprese, le amministrazioni pubbliche e gli enti privati). Una delle ultime sentenze del Consiglio di Stato ha portato alla ribalta proprio questo documento: in effetti, in base a un pronunciamento che risale allo scorso 24 agosto, il Durc che non presenti alcun tipo di specificazione circa gli importi dei contributi che non sono stati versati può rappresentare uno dei motivi per escludere di fatto l’azienda coinvolta dalle gare di appalto. Viene dunque a essere punita, in sostanza, la non regolarità nei confronti dell’Inps.
Per arrivare a questa sentenza si è deciso di ritenere incompleta la documentazione e, di conseguenza, non utilizzabile ai fini fiscali, anche perché l’omissione degli importi non permetteva di conoscere quale violazione era stata posta in essere. Comunque, c’è anche da precisare che lo stesso Consiglio ha voluto ribadire che tale fattispecie non comporta una inefficacia e inutilizzabilità totale del Durc, pertanto rimangono validi alcuni elementi giuridici in questo senso.
Il fatto di voler escludere una impresa dalle gare o da una sola gara è piuttosto ineccepibile: la partecipazione agli appalti viene infatti consentita soltanto a quei soggetti che sono in grado di dimostrare una regolare posizione contributiva alla data di riferimento. Infine, è stato escluso che le stazioni appaltanti svolgano un ruolo volto ad appurare le violazioni di questo tipo; più propriamente, il Consiglio di Stato ha ritenuto che sia più giusto che l’impresa stessa contesti in modo immediato quanto risulta dal proprio Durc, al fine di rettificare la posizione e di partecipare alla gara.