Le parole pronunciate ieri da Rocco Sabelli, amministratore delegato di Alitalia, al termine del Biztravel Forum, sono state inequivocabili e fanno ben comprendere quali siano le intenzioni della Magliana in merito alla gestione aeroportuale: il top manager, infatti, si è detto non ostile a un possibile adeguamento della relativa tassazione, una operazione che però avrebbe senso soltanto nel caso in cui i ricavi ottenuti fossero utilizzati per migliorare le infrastrutture, soprattutto quelle romane. L’intervento in questione si era reso necessario alla luce delle pressanti richieste delle società che gestiscono gli scali, fortemente intenzionate a ottenere un incremento delle imposte pari a tre euro per ogni singolo passeggero.
Il discorso ha però scatenato la disapprovazione del Codici (si tratta del Centro per i Diritti del Cittadino), l’associazione attiva nel campo della tutela dei consumatori, il quale non è affatto soddisfatto della proposta fiscale di Alitalia; in particolare, un aumento delle tasse aeroportuali verrebbe visto come una operazione che non va a ricollegarsi con i continui disservizi che i viaggiatori devono affrontare. A dire la verità, non è la prima volta che si sente parlare di incrementi tariffari al fine di migliorare l’efficienza degli aeroporti.
L’associazione ha portato come esempio lampante in questo senso quello del Leonardo da Vinci, lo scalo aeroportuale di Fiumicino, uno dei maggiori hub del nostro paese: sono stati messi in luce elementi come le lunghe attese ai chek-in, quelle alle biglietterie e a bordo dei velivoli, i disservizi degli operatori e la scarsa igiene nelle sale d’attesa. Secondo Ivano Giacomelli, segretario nazionale del Codici, non si può pensare a un nuovo balzello se prima non si provvede alla rimozione di questi punti dolenti: il centro è più che favorevole a un piano per gli aeroporti, da quelli minori agli scali principali, ma questa operazione non dovrebbe andare a discapito dei consumatori. Le discussioni sulla nuova tassa sono appena cominciate.