Piccoli e medi imprenditori sono obbligati a pagare un’imposta regionale, a carattere reale ed indeducibile dalle imposte personali sul reddito. Ha sopresso altre tasse quali Ilor, Iciap, imposta sul patrimonio netto, tassa sulla partita Iva, tassa salute (contributo SSN) e altri contributi minori, semplificando quindi la burocrazia fiscale. Eliminando l’Irap alle micro aziende, il risparmio medio annuo di imposta per ciascun imprenditore è di 416 euro. Il dato é risultato da un’analisi condotta dalla CGIA in virtù delle ultime 3 sentenze della Corte di Cassazione che hanno stabilito che i piccoli imprenditori non dotati di una organizzazione autonoma (tassisti, coltivatori diretti e piccoli artigiani) sono esentati dal pagamento dell’Irap. Detto questo, quanto sarebbe il buco per lo Stato conseguentemente all’introduzione di una norma che stabilisca che i lavoratori autonomi e le piccole imprese senza collaboratori siano esonerate dall’IRAP?
I piccoli imprenditori, se privi di autonoma organizzazione, sono esonerati dal pagamento dell’Irap. La Corte di cassazione con una sentenza ha ampliato le imprese che beneficiano di esenzione dell’imposta regionale. Dopo questa sentenza anche i coltivatori diretti, i tassisti e gli artigiani non sono tenuti a pagare il tributo. E così anche i piccoli imprenditori dotati di un’organizzazione minimale dei beni strumentali, alla cui impresa collaborano solo occasionalmente altri soggetti.
A nostro avviso – spiega Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA – circa 797.000 ditte individuali e lavoratori autonomi dovrebbero essere esentati dal pagamento dell’imposta: il mancato gettito sarebbe attorno ai 332 milioni di euro, con un risparmio medio per contribuente, di 416 euro l’anno. A fronte di queste ultime 3 sentenze è indispensabile che l’Esecutivo approvi in tempi brevi un provvedimento legislativo, così come ha fatto per individuare i contribuenti minimi, che definisca in maniera precisa quali dovranno essere le microaziende, senza una autonoma organizzazione, esentate dal pagamento dell’Irap. Affermare, così come ha fatto la Cassazione, che dovrà essere il contribuente a dimostrare questa posizione, innesca dei percorsi giudiziari tortuosi ed estremamente costosi che potrebbero dissuadere molti contribuenti, pur in possesso dei requisiti, a ricorrere contro il fisco per dimostrare la non applicabilità dell’imposta.