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Caritas: immigrati pagano più tasse dei servizi che ricevono

 Gli immigrati sono una risorsa per il Paese italiano, così affermano i dati del 20° Rapporto sull’immigrazione della Caritas Migrantes che rilevano la presenza degli stranieri, comunitari e non, in Italia, fondandosi su dati Istat e con il contributo di altre banche dati istituzionali. In Italia gli immigrati assicurano allo sviluppo dell’economia un contributo notevole, nonostante la crisi ne abbia ridotto l’arrivo nel nostro Paese e costretto molti al licenziamento. Dai dati del 20esimo Rapporto sull’immigrazione di Caritas/Migrantes emerge infatti che gli immigrati rappresentano circa il 10% degli occupati come lavoratori dipendenti, lavorano soprattutto nell’edilizia dove se ne contano più di un milione e mezzo oppure come badanti, quelle regolari sono circa 700 mila.

Periodicamente si aggiungono altri 100 mila occupati stagionali impiegati soprattutto nel campo dell’agricoltura. Alcuni di questi immigrati sono anche imprenditori: sono titolari del 3,5% delle imprese italiane e dichiarano al fisco un imponibile di oltre 33 miliardi di euro e che pagano 7,5 miliardi in contributi previdenziali.

Il rapporto tra le spese pubbliche sostenute per gli immigrati e i contributi e le tasse da loro pagati “va a vantaggio del sistema Italia”, sottolinea ancora la Caritas/Migrantes: le uscite infatti sono pari a circa 10 miliardi di euro a fronte di entrate assicurate dagli immigrati per circa 11 miliardi di euro, secondo le stime contenute nel dossier.

Non è concepibile il futuro dell’Italia senza l’apporto degli immigrati, l’obiettivo dell’integrazione – spiega Franco Pittau, coordinatore del dossier statistico immgrazione Caritas e Migrantes presentato in questi giorni a Roma- è difficile ma irrinunciabile, richiede l’impiego di maggiori risorse e, ancora di più, è necessario un atteggiamento più aperto verso gli immigrati nella consapevolezza che essi sono indispensabili per sostenere l’andamento demografico negativo dell’Italia. I quasi 11 miliardi di contributi previdenziali e fiscali l’anno hanno contribuito al risanamento del bilancio dell’Inps, trattandosi di lavoratori giovani e perciò ancora lontani dall’età pensionabile.

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