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Cinque per mille, il ministero dell’Economia favorevole al reintegro

 Il cinque per mille, noto meccanismo che prevede la destinazione di una parte dell’Irpef ad enti non profit o socialmente rilevanti, è pronto a tornare alla ribalta: una ribalta fortemente voluta da Giulio Tremonti, titolare del dicastero dell’Economia, il quale, intervenendo con una lettera scritta al Fatto Quotidiano, ha rivendicato la paternità di questa iniziativa fiscale. In effetti, secondo quanto affermato dal numero uno di via XX settembre, il cinque per mille è un’idea nata nel 2004 e presentata a più riprese nelle leggi finanziarie. Attualmente, il fondo che viene messo a disposizione in questo senso è pari a cento milioni di euro, ma dovrebbero essere attuate delle integrazioni; in effetti, il denaro in questione è diminuito in maniera progressiva a causa dei contestuali incrementi di altri fondi, come ad esempio quello per l’editoria e per la televisione. La preferenza di Tremonti va dunque a questa scelta tributaria, una ipotesi realizzabile a fronte di una spesa pubblica invariata.


Gran parte del mondo solidale sta ponendo in essere tutte le proprie pressioni per convincere il Governo a non tagliare le risorse raccolte mediante il cinque per mille: associazioni come Amref, Save the children, Wwf e ActionAid hanno già lamentato le drastiche riduzioni presenti nella legge di stabilità del 2011 relativa al nostro paese, mettendo in luce anche le differenze con gli altri paesi, con Germania, Francia, Regno Unito e Svezia che hanno mantenuto intatte queste specifiche risorse finanziarie.

Il prossimo 6 dicembre sarà una data decisiva, visto che in Senato verranno discusse le sorti definitive del meccanismo: da quel giorno, infatti, si comincerà a visionare per intero la nuova legge finanziaria e moltissime associazioni appartenenti al terzo settore (in primis, quelle culturali, sportive e attive nella ricerca) ripongono le ultime speranze nelle discussioni, l’unica possibilità di ottenere nuovamente i finanziamenti che sono stati ridotti del 75% dall’esecutivo tramite l’avallo della Camera.