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Tasse più odiate: la top ten dell’Associazione Contribuenti Italiani

 E’ l’aggio esattoriale la tassa più odiata dagli italiani. A rivelarlo è Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani, in accordo con uno studio a cura di Krls Network of Business Ethics realizzato proprio su commissione da parte dell’Associazione nella prima settimana del corrente mese di gennaio. L’indagine, in particolare, è stata effettuata prendendo a riferimento un campione casuale di cittadini residenti in Italia che sono stati intervistati telefonicamente. Al secondo posto di questa speciale classifica c’è quella che secondo Contribuenti.it, così come messo in evidenza da tempo, è la tassa più evasa nel nostro Paese; stiamo parlando del canone rai, mentre al terzo posto tra le tasse più odiate c’è il bollo auto. Al quarto poco ci sono le accise sulla benzina, sull’energia elettrica e sul metano che contribuiscono a zavorrare le bollette di luce e gas unitamente al pieno di benzina alla pompa.

Segue al quinto posto la Tarsu/Tia, per intenderci la tassa sui rifiuti, mentre al sesto ci sono i contributi ai consorzi di bonifica; trova spazio, tra le tasse più odiate, al settimo posto, il ticket sanitario, mentre gli ultimi tre posti della top ten sono occupati, rispettivamente all’ottavo, nono e decimo, dall’imposta sul valore aggiunto (IVA), dall’imposta comunale sugli immobili (ICI), e dalle imposte sui redditi e sulle attività produttive.

A livello fiscale nel nostro Paese, per quella che appare una situazione paradossale, le imposte indirette incidono più sulle famiglie più povere e meno sulle famiglie con redditi medio/alti. Contribuenti.it, inoltre, riporta come in Italia solamente un contribuente su cinque capisca perché paga le tasse, mentre gli altri 4 lamentano un’Amministrazione finanziaria che, a causa di un’eccessiva burocrazia, non manca spesso di violare quelli che sono i diritti dei contribuenti. Nel frattempo l’evasione fiscale, in base alle stime dell’Associazione, continua a crescere raggiungendo la soglia astronomica annua dei 159 miliardi di euro.