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Corte Ue: no all’esenzione solo per alcuni residenti

 Le agevolazioni tributarie all’interno dell’Unione Europea non hanno alcuna ragione di esistere se vanno a basarsi essenzialmente sulla residenza permanente e sulla cittadinanza del contribuente: in effetti, in base a quanto deciso dalla Corte di Giustizia di Lussemburgo, si tratta di una discriminazione vera e propria, la quale dissuade chi non si trova ad abitare all’interno di uno Stato membro e limita di fatto la libera circolazione delle persone, uno dei pilastri del Trattato di Roma del 1957. La sentenza in questione risale ormai allo scorso 20 gennaio, ma i suoi contenuti sono fondamentali e di estremo interesse dal punto di vista fiscale. Si è arrivati a queste conclusioni dopo una controversia relativa a una normativa promossa dalla Grecia.


La nazione ellenica aveva infatti esentato dal versamento di uno specifico tributo, per la precisione l’imposta sulle cessioni di beni immobili, soltanto quei cittadini che erano residenti in maniera permanente sul territorio e non anche coloro che avevano intenzione di insediarsi in un altro momento. Il ricorso contro questa legge è stato avanzato dalla Commissione Europea: in tal caso è stato citato il possibile conflitto tra la disciplina della Comunità Europea e quella greca, in relazione a questa tassa, ma con preoccupazioni forti circa delle “emulazioni” in futuro. La violazione del Trattato, sempre secondo Bruxelles, ha riguardato quattro articoli, (12, 18, 39 e 43).

D’altro canto, la stessa Grecia aveva rivendicato a più riprese il fatto che la propria opzione legislativa fosse legittima, volta com’era a prevenire le speculazioni dal punto di vista immobiliare. La Corte di Giustizia ha dato ragione alla Commissione, riconoscendo come il paese ellenico sia venuto meno agli obblighi comunitari dei Trattati; in particolare, bisognerà ora ricordare di non porre in essere situazioni analoghe, dato che vanno contro al divieto di discriminazione, a prescindere da tutte le buone intenzioni e dalla volontà di preservare le economie nazionali.