Sono positivi i dati aggiornati in Emilia-Romagna per quel che riguarda l’alleanza anti-evasione tra i Comuni e l’Agenzia delle Entrate. La Direzione regionale ha infatti reso noto che sinora è stato scovato un maggiore imponibile pari a 75 milioni di euro a fronte di una maggiore imposta accertata pari a 13,2 milioni di euro, di cui 4 milioni di euro già incassati da parte dell’Erario. Il maggiore imponibile scovato, in accordo con una nota ufficiale emessa dalla Direzione dell’Agenzia delle Entrate della Regione Emilia-Romagna, è frutto delle 9.000 segnalazioni qualificate che i Comuni, aderenti al protocollo Entrate-Anci, hanno inviato al Fisco; queste segnalazioni hanno poi portato sinora all’avvio di oltre 1.500 accertamenti; in merito ricordiamo come agli Enti locali spetti il 33%, a valere sulle segnalazioni qualificate e gli eventuali accertamenti, delle maggiori somme che poi il Fisco va ad incassare a titolo definitivo.
Anche in questa prima parte del 2011 il patto anti-evasione tra il Fisco ed i Comuni emiliano-romagnoli funziona visto che sono giunte all’Agenzia delle Entrate quasi duemila segnalazioni qualificate a fronte di un totale di 150 accertamenti sinora avviati; questo hanno portato al momento alla scoperta di un maggiore imponibile, evaso, pari a due milioni di euro a fronte di un milione di euro che già l’Amministrazione finanziaria dello Stato ha provveduto ad incassare.
A livello territoriale, l’epicentro delle segnalazioni è quello della Provincia di Bologna, ed a ruota Modena e Piacenza. Quella di Bologna spicca non solo in termini numerici, per quel che riguarda l’invio delle segnalazioni qualificate, ma anche per le segnalazioni più proficue, ovverosia per quelle che hanno portato ai maggiori incassi. Per comparto, quasi sette segnalazioni su dieci inviate dai comuni emiliano-romagnoli hanno sinora interessato il settore relativo alla “proprietà edilizia e patrimonio immobiliare“, ma un ottimo rapporto tra segnalazioni e maggiori somme accertate è stato rilevato anche sulle indagini scattate a carico dei cosiddetti “finti poveri“, ovverosia contribuenti che hanno un tenore di vita sproporzionato rispetto a quanto effettivamente vanno a dichiarare al Fisco.
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