I consulenti del lavoro non hanno usato mezzi termini per definire il Durc: a loro parere, infatti, il Documento Unico di Regolarità Contributiva non è altro che un vero e proprio ostacolo alla libertà di iniziativa delle imprese, soprattutto in questo momento che può essere considerato ragionevolmente critico dal punto di vista economico. Come è noto, si tratta dell’attestazione che una determinata impresa ha assolto i propri obblighi contrattuali e legislativi, ma a quanto pare il livello di celebrità ha raggiunto i minimi storici. Risalgono infatti a due giorni fa queste osservazioni piuttosto “pepate”, le quali si riferiscono al Consiglio Nazionale degli stessi consulenti. A questo punto, non si può che attendere una richiesta di modifica dal punto di vista legislativo, la struttura attuale non viene più vista come idonea. I consulenti hanno poi rimarcato come il ruolo fiscale e sociale del Durc sia importante in questo preciso momento storico e questo per due motivi: la partecipazione alle gare pubbliche d’appalto e lo svolgimento dell’attività imprenditoriale da parte dei committenti privati sono le giustificazioni in questione, ma a fronte di tale constatazione bisogna andare un po’ oltre.
In effetti, i testi normativi e le leggi che fanno da contorno a questo ambito fiscale sono divenuti fin troppo complessi, senza dimenticare che vi sono delle interpretazioni a volte ambigue dal punto di vista amministrativo. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: il Durc ha perso in maniera progressiva quel suo ruolo che poteva vantare in passato, vale a dire quello di mezzo di emersione tributaria, divenendo invece una sorta di intralcio alla regolarità delle attività.
Le aziende stanno richiedendo a gran voce certezze e cambiamenti: la disciplina ha comunque funzionato finché non si sono poste le prime contraddizioni in termini di legalità. La regolarità contributiva delle imprese è un’operazione sempre più difficoltosa, probabilmente i prossimi giorni potranno riservare delle novità interessanti.