Tassa di soggiorno e albergatori, le distanze che si sono create sono ormai incolmabili. La tanto discussa imposta sul turismo continua a dividere e gli ultimi meeting delle categorie coinvolte parlano chiaro: in effetti, la Federalberghi Toscana ha ribadito il proprio no all’iniziativa fiscale, puntando più che altro sugli investimenti nella promozione. Il federalismo fiscale non viene visto di buon occhio e questo si deve a diversi fattori. Anzitutto, Roma è un esempio negativo: nella capitale la tassa in questione esiste da almeno un anno e l’applicazione ha provocato la perdita di oltre un quinto delle comitive di turisti. In aggiunta, bisogna considerare il tributo che riguarda i bus turistici, un altro elemento che ha purtroppo ridimensionato il volume d’affari del settore. È proprio per questo motivo che si è deciso di ricorrere ai tribunali amministrativi regionali, in primo luogo quello di Firenze, tentando di impugnare quanto prima le deliberazioni che saranno realizzate dai comuni del nostro paese.
Ma il turismo è in declino soltanto a causa del fisco e delle sue innovazioni? Gli andamenti regionali sono piuttosto altalenanti e si può essere ottimisti per l’andamento dell’occupazione (vi sono buone percentuali di crescita in questo senso): quello che preoccupa invece è l’incertezza che circonda la domanda nazionale, dato che i cittadini italiani non sono in grado di fronteggiare una spesa e delle tariffe simili. Le principali difficoltà di ripresa sono quelle che coinvolgono il turismo balneare e quello termale.
D’altro canto, le tariffe stesse sono state ridotte e per questo motivo le strutture alberghiere non ottengono gli stessi ricavi degli anni passati. Chissà se la crociata contro la tassa di soggiorno potrà risolvere qualcosa all’interno dei bilanci aziendali; per il momento, il mercato rimane stagnante e quindi sarà necessario andare ad investire in maniera più corretta, oltre che proporzionale alle reali possibilità dei risultati.
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