L’estate 2011 per l’attuale Governo in carica è tutto tranne che “vacanziera”. I mercati internazionali ancora di certo non ci guardano con sospetto, ma di sicuro, per continuare ad avere fiducia nel nostro Paese, e quindi nel nostro debito, c’è bisogno che vengano messe a punto riforme strutturali importanti unitamente a quella manovra economica da 40 miliardi di euro e passa in grado di sistemare i conti pubblici quantomeno fino all’anno 2004. Il tutto a fronte della tanto agognata ed attesa riforma fiscale che recentemente è stata tra l’altro chiesta con particolare fermezza, a Pontida, dalla Lega Nord. Il Ministro all’Economia Giulio Tremonti, come da lui stesso dichiarato di recente, ha la riforma fiscale pronta da un pezzo, almeno da un anno; ma mancano le risorse o quantomeno occorre trovare il sistema per reperirle.
Una delle possibili revisioni della tassazione è data dalla riduzione delle aliquote Irpef, da 5 a 3, ma cosa cambierebbe? Ebbene, la Cgia di Mestre, sempre attenta al riguardo con il proprio Ufficio Studi, e stando alle ipotesi circolate nei giorni scorsi, ha rilevato come a sorridere con le tre aliquote dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef), al posto di cinque, sarebbero i redditi sopra il livello dei 40 mila euro.
Insomma, resterebbero tagliati fuori milioni di italiani, quelli che hanno un reddito inferiore ad una media di 3.300 euro mensili, che sono tanti, tantissimi! L’Associazione degli artigiani mestrina, sulla base di simulazioni, ha calcolato che la revisione delle aliquote Irpef da 5 a 3 costerebbe allo Stato 13 miliardi di euro circa, che potrebbero essere reperiti nella maniera seguente: 6 miliardi di euro circa aumentando le aliquote Iva di un punto percentuale, e 7 miliardi di euro circa dal taglio degli sprechi. In ogni caso, l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto (Iva) andrebbe a penalizzare alcuni milioni di persone che non pagano Irpef, ovverosia gli incapienti.
La riduzione delle aliquote sarebbe una violazione del secondo comma dell’articolo 53, se pensiamo che la legge delega 825 del 1972 proponeva per garantire la progressività, per essere coerente con l’articolo 53, ben 32 aliquote.
Invece per riformare l’attuale sitema tributario occorre ridurre il carico fiscale, con la deduzione delle spese primarie per vivere, dei lavoratori dipendenti e pensionati. Così, in modo automatico, tali spese andranno a formare i redditi effettivi,non forfetari, dei lavoratori indipendenti (imprenditori, liberi professionisti, autonomi). Il tutto dimostrato dai relativi documenti fiscali in modo che il lavoro NERO emergerà nella sua misura effettiva. Insomma, un cambiamento del sistema che crea trasparenza nelle dichoarazione dei redditi dove dovranno comparire: 1) tutti i redditi globali e effettivi,2)tutti i patrimoni, 3) tutte le spese per i consumi primari.
Questo sistema supererà il patto fiscale del 1973 che ha determinato questa situazione: una colossale evasione fiscale ed un conseguente enorme debito pubblico; inoltre,secondo i dati resi noti dal ministero dell’economia, ha determinato che il 93% dell’ intero gettito è prelevato dalle tasche dei lavoratori dipendenti e pensionati pur possedendo,essi,il25/30% dell’intera ricchezza nazionale, mentre il restante 7% è stato versato dagli altri contribuenti ( imprenditori, liberi professionisti e autonomi), possedendo,essi, il 70/75% della ricchezza nazionale! QUESTO E’ IL MONDO CAPOVOLTO E LA VIOLAZIONE DELL’ ARTICOLO 53 DELLA COSTITUZIONE!
Per saperne di più visitate il sito dell’associazione articolo 53:http://sites/google.com/site/articolo53
torelli roberto