90 giorni massimi di tempo per chiudere la partita Iva inattiva, a partire dalla data di riferimento del 6 luglio del 2011; in questo modo il contribuente se la cava con una sanzione molto bassa, pari ad appena 129 euro. Altrimenti, ha reso noto in data odierna l’Agenzia delle Entrate, in futuro per le partite Iva inattive, oltre alla chiusura d’ufficio, scatterà anche una sanzione pecuniaria che potrà arrivare fino ad un massimo di 2.065 euro. La regolarizzazione/chiusura delle partite Iva inattive con le sanzioni minime applicate fa seguito ad un Decreto Legge, il numero 98 del 2011 che agevola quindi le chiusure a costi minimi. Mettersi in regola è tra l’altro abbastanza semplice visto che, in accordo con quanto reso noto dall’Amministrazione finanziaria dello Stato, basta munirsi di F24.
Nel dettaglio, si devono pagare, entro 90 giorni a partire dal 6 luglio del 2011, 129 euro di sanzione indicando nel modello F24 l’anno di cessazione dell’attività, la partita Iva che si deve chiudere, e chiaramente il relativo codice tributo che, nello specifico caso, è “8110“. Il tutto a patto che la violazione non sia stata già contestata dal Fisco con un atto che è stato portato a conoscenza del contribuente.
Le norme in vigore impongono che, dalla cessazione della propria attività, il titolare di partita Iva la chiuda entro un termine massimo di 30 giorni. Ma ora, proprio grazie al Decreto sopra citato c’è la possibilità di regolarizzare la propria posizione cavandosela con una sanzione “di comodo” ed evitando quindi in futuro quella che può arrivare fino a 2.065 euro. L’Agenzia delle Entrate in merito fa presente come i 129 euro di sanzione equivalgano ad un quarto dell’importo della sanzione previsto sulla base della normativa vigente; inoltre, la strada per la regolarizzazione è ancor più agevolata dal fatto che, sempre entro 90 giorni a partire dal 6 luglio 2011, non occorre presentare il modello di cessazione attività AA9 o il modello AA7.
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