Anche Otranto può essere annoverata tra i comuni che sono fieri oppositori della cosiddetta tassa di soggiorno: ma l’opposizione non proviene direttamente dal sindaco stesso, il quale ha deciso di introdurre l’imposta da qualche tempo, ma dai contribuenti, in particolare i turisti, i quali hanno messo in luce tutti gli aspetti più impopolari del tributo. Assoturismo non ha usato mezzi termini in tal senso, rivolgendosi al comune pugliese e parlando espressamente di una misura iniqua. In particolare, non regge più la giustificazione dei tagli del governo ai comuni per l’introduzione fiscale, anzi il Tar Puglia dovrà pronunciarsi tra poco più di due mesi sulla questione. Tra l’altro, ad Otranto le vicende fiscali sono all’ordine del giorno, soprattutto se si pensa alla Tarsu e al suo incremento di cinquanta punti percentuali.
L’accusa lanciata è pesante, dato che le casse dell’ente locale languono, allora si cerca di rimpinguare le stesse con tasse come quella di soggiorno, nettamente vessatoria nei confronti di turisti e imprese. Secondo la Confesercenti, inoltre, gli operatori di settore si trovano piuttosto in difficoltà quando si tratta di comunicare la misura, anche perché la stagione estiva è già cominciata da un pezzo e cambiare le carte in tavola da un momento all’altro può sembrare a molti ingiusto.
Non è mancato nemmeno l’intervento di Confindustria, più precisamente della sezione Turismo: in questo caso, è stata sottolineata l’imposizione forzosa della tassa di soggiorno, la quale è avvenuta senza tenere conto di alternative e la destinazione che l’imposta in questione avrebbe avuto. D’altro canto, non si può citare l’intervento dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) a tal proposito: in effetti, secondo quest’ultimo ente, bisognerebbe cercare il più possibile un dialogo e trovare una soluzione, tanto più che la tassa di soggiorno è una vera e propria tassa di scopo, vale a dire il rilancio del settore turistico, così vitale per la città di Otranto.