Porto di Taranto: eliminata la tassa di ancoraggio

Gettare l’ancora nel porto e non pagare neanche un euro di tasse è il sogno di molti diportisti, ma sta diventando la realtà concreta a Taranto: l’offerta in questione è quella avanzata dal comitato portuale della città pugliese, il quale è intenzionato a ridurre del 99% le tasse di ancoraggio per l’intero 2012, una iniziativa davvero allettante. Il nuovo piano delle tariffe sta per essere reso noto in tutti i suoi dettagli e fa parte di un progetto più ampio che prevede un miglioramento della competitività dell’hub in questione, il quale deve far fronte alla concorrenza degli altri porti del Mediterraneo che possono già vantare delle tasse davvero ridotte per quel che concerne i traffici commerciali.

Tra l’altro, Taranto potrà anche beneficiare di sei milioni di euro che sono stati messi a disposizione dal governo. La tassa di ancoraggio è stata introdotta parecchi anni fa con la Legge 82 del 1963, la quale prevedeva proprio la “Revisione delle tasse e dei diritti marittimi”. In pratica, le navi nazionali e quelle estere equiparate in virtù di accordi e trattati e che compiono delle operazioni commerciali in un porto o in una rada, sono soggette a questo versamento fiscale: nel dettaglio, l’imposta di ancoraggio va a colpire ogni singola tonnellata di stazza dell’imbarcazione, con valori differenti a seconda dei riferimenti.

In effetti, si distinguono tre casi, vale a dire il superamento delle prime cinquanta tonnellate e una stazza netta non superiore alle duecento (dieci lire secondo l’antica tariffazione), una stazza netta compresa tra 200 e 350 tonnellate (la navigazione deve avvenire esclusivamente nei porti del nostro paese) e una stazza superiore alle 350 tonnellate (in questo caso, però, devono provenire o essere dirette all’estero). La tassa stessa decorre sin dal momento dell’approdo: nel caso di Taranto si è capito che si tratta di un disincentivo al traffico nautico, chissà se altri porti sono pronti a seguire questo esempio.