Prima di avventurarci in filosofiche considerazioni cerchiamo di ricreare la scena, per renderci almeno conto del tenore di questa tassa: siamo a New York e in pratica, un americano ha comprato un bagel e se lo porta a casa incartato pagando un prezzo normale, nello stesso momento un suo concittadino ha deciso di mangiarlo nel negozio e lo paga il 9-10%, non a causa del servizio al tavolo. A New York si sono inventati questa nuova tassazione che colpisce il consumo dei prodotti di bottega.
Il bagel non é certo un prodotto di lusso, né tantomeno quello che rientrerebbe nella categoria junk food, essendo un prodotto solitamente da forno o comunque artigianale. Si tratta di uno spuntino molto gradito nella regione di New York, una ciambella di pasta lievitata che può essere ricoperta di semi di papavero, sesamo, sale grosso e un trito di aglio e cipolla. Gli americani lo usano per colazione, per cui potrebbe essere la variante del nostro cornetto, il bagel si gusta spesso condito con una salsa di formaggio e fette di salmone affumicato, ma ci sono anche altre varianti.
L’imposta non é nuova di zecca, é infatti stata introdotta negli anni Sessanta, ma non era mai stata applicata fino a un paio di anni fa, momento in cui, a causa della crisi e della mancanza di denaro in molte casse americane, si é deciso di rispolverarla, generando un ulteriore polverone di proteste da parte degli estimatori di questo prodotto (anche se c’é da dire che si tratta di pochi centesimi). Il balzello impone ai commercianti di far pagare una tassa se il bagel viene farcito e servito, tagliato a metà, mentre se decidiamo di portarlo a casa e comprarlo come semplice prodotto da forno è esentasse. Tutta colpa della crisi economica che attanaglia il bilancio dello Stato di New York, non prendetevela certo con i governatori.
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