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A Dubai si discute della tassa sul sale

 Come se non fossero bastate le imposte applicate sullo zucchero e le bevande gassate, ecco spuntare una nuova tassa che ha a che fare con un alimento considerato spesso dannoso per la salute: si tratta dell’imposta sul sale, un tributo di cui si sta discutendo al congresso mondiale di cardiologia a Dubai. L’idea in questione è venuta in mente a Thomas Graziano, alla guida dei cardiologi della School of Medicine della celebre università di Harvard. Secondo questa indagine, infatti, un taglio volontario all’utilizzo del sale da parte delle imprese interessate, insieme a una tassa che possa coinvolgere diciannove paesi considerati emergenti (circa il 50% della popolazione mondiale) potrebbero avere degli effetti benefici sulla salute.

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I risultati dello studio dovrebbero essere pubblicati in via ufficiale entro il prossimo mese di dicembre, ma si sa già che si sono basati soprattutto sulle quantità rese note dalla Food Standards Agency. L’esempio preso in esame è stato quello del Regno Unito, con una serie di cibi che sono stati ridimensionati nel consumo anche di nove punti percentuali nel giro di pochi anni. L’ipotesi, inoltre, ha considerato una imposizione fiscale su questi stessi alimenti con un incremento del 40%, un po’ come è successo al tabacco e come si sta suggerendo di fare in relazione allo zucchero (se ne discute anche in Italia).

LA COLDIRETTI APRE ALLA TASSA SULLE BEVANDE GASSATE

In pratica, l’aumento della tassazione comporterebbe una riduzione del sale di sei punti percentuali, con un calo importante degli infarti (-1,7% in Cina e -1,47% in India per la precisione), senza dimenticare l’incidenza benefica sugli ictus (-4%). Le parole di Graziano sono state eloquenti, a suo dire si tratta di un metodo semplice ed economico per contrastare le malattie cardiovascolari nelle nazioni emergenti, vale a dire quelle in cui questi fenomeni hanno fatto registrare un preoccupante rialzo. L’effetto psicologico, infine, rivestirebbe un ruolo fondamentale.

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