Esenzione IMU per immobili inagibili

Alla Camera dei Deputati è stata sottoposta un’interrogazione parlamentare relativa alla possibile estensione dell’esenzione IMU sugli immobili inagibili; così come per l’Abruzzo, l’esenzione potrebbe quindi essere estesa ai terremotati del Molise e della Puglia, colpiti dalla calamità del 2002.

Come si ottiene l’inagibilità di un immobile per l’esenzione dell’IMU? Il proprietario deve, a sue spese, avviare una perizia dell’ufficio tecnico comunale che dovrà accertare le effettive condizioni dell’immobile e rilasciare la documentazione relativa. Il proprietario dovrà poi allegarla alla dichiarazione personale. In alternativa esiste la possibilità di una dichiarazione sostitutiva.

Il Governo, in risposta all’interrogazione, ricorda che i comuni possono direttamente modificare le aliquote IMU ordinarie fino ad uno scostamento massimo di 0.3 punti percentuali, andando incontro a situazioni particolari come quelle che si possono verificare sul suolo italiano.

Nel decreto salva-Italia inoltre è prevista anche una riduzione del 50% per gli immobili considerati inagibili, inabitabili o non utilizzati. La riduzione è attiva durante tutto l’anno in cui sussistono le condizioni che li rendono tali.

La differenza di trattamento tra terremotati e terremotati fa’ già discutere; non ha molto senso infatti che vengano riservati due trattamenti così diversi a categorie di persone colpite dallo stesso dramma, tanto più se gli effetti sono stati ugualmente devastanti. Anche se in prima battuta il Governo ha risposto con freddezza, è possibile che l’interrogazione andrà avanti e verrà messo in discussione il trattamento attuale con possibile estensione a tutte le classi.

Intanto è quasi certo che i comuni si muoveranno nella maniera più giusta; anche se i limiti sono estremamente marcati per l’azione delle amministrazioni locali la sensibilità è sicuramente maggiore per chi è sul territorio interessato e difficilmente non verranno prese misure a sostegno dei terremotati fino a raggiungere i limiti imposti dal decreto salva Italia (cioè lo 0,3%).