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La tassa obbligatoria del Ramadan

 Delle tasse di religione non si parla poi così spesso, ma esistono eccome: un chiaro esempio è il contributo che di solito viene richiesto dalle comunità islamiche che sono presenti nel nostro paese, un argomento di stretta attualità, dato che fra cinque giorni esatti inizierà il celebre Ramadan, il mese dedicato al digiuno. Come ha spiegato chiaramente, Hamza Piccardo, portavoce dell’Ucoii (Unione delle Comunità Islamiche Italiane), il mese in questione sarà compreso tra i prossimi 20 luglio e 19 agosto.

La relativa tassa religiosa che il fedele in questione deve pagare alla comunità stessa ammonterà quest’anno a otto euro, secondo molti osservatori un chiaro segnale che la crisi economica ha interessato anche questo ambito. Anzitutto, bisogna capire quali sono le destinazioni di una imposta simile. Nello specifico, come prevede il Corano, il contributo deve essere pagato il venerdì, ma è di tipo facoltativo e il suo utilizzo da parte delle moschee è libero. In questo 2012, invece, è cambiato qualcosa e il contributo si è trasformato in un balzello obbligatorio, utile per qualsiasi tipo di copertura, economica e non, e da corrispondere prima della preghiera che interrompe tale digiuno. In qualche moschea vi sarà qualche “sconto”, ma il versamento non mancherà, anche perché serve per aiutare e sostenere i poveri e i bisognosi.

Una precisazione è però d’obbligo, visto che delle esenzioni fiscali saranno concesse: ad esempio, il gettito tributario che riuscirà ad assicurarsi la Moschea di Via Padova a Milano sarà pari ad almeno diecimila euro, denaro da sfruttare per rendere ancora più decorosa la festa. Tra l’altro, questi centri islamici sono anche specializzati in dei sussidi destinati ai fedeli, come ad esempio l’accollo di alcune spese che possono risultare troppo onerose per gli immigrati di religione musulmana. I tempi cambiano e le situazioni economiche impongono queste scelte, nemmeno il fisco può esimersi dai cambiamenti.