Una delle scelte più controverse del Fisco croato ha a che fare anche con il nostro paese: Porezna Uprava, vale a dire l’amministrazione tributaria del paese balcanico, ha preso di mira 3.500 pensionati dell’Istria, vale a dire quei soggetti che sono titolari delle pensioni “italiane” erogate dall’Inps (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale). Come è noto, infatti, l’Istria non è altro che una penisola che è spartita dal punto di vista politico tra la Slovenia e la stessa Croazia, e in minima parte anche dal Belpaese. Si tratta nello specifico del nuovo testo di legge sulle retribuzioni, il quale è entrato in vigore a marzo del 2012, dunque sta per compiere un anno di vita.
In pratica, tale norma prevede che siano assoggettate a tassazione le pensioni che sono percepite da quei paesi in cui non c’è l’imposizione fiscale. Di conseguenza, il discorso non vale soltanto per gli importi italiani, ma anche per la Bosnia Erzegovina, la Slovenia, l’Austria, la Serbia e la Svizzera. Al contrario, l’amministrazione croata non può in alcun modo tassare le pensioni che sono erogate dal Fisco tedesco, canadese, belga, danese, olandese e svedese, visto che in queste nazioni esiste già un sistema tributario ben preciso.
Tra l’altro, sia l’Italia che la Croazia hanno siglato due anni fa una fondamentale intesa, il cui obiettivo è quello di scongiurare la cosiddetta “doppia tassazione”, cedendo a Zagabria il diritto all’imposta. Dal punto di vista legale, quindi, non c’è nulla da obiettare o discutere. C’è però da sottolineare come nel paese in questione la pensione media ammonti ad appena trecento euro al mese, mentre quella dell’Inps arriva fino a quattrocento. Su queste somme non proprio da favola, il Fisco preleva un importo che non è stranamente precisato: in effetti, nessuno conosce le aliquote, le percentuali e gli altri elementi di calcolo, dato che dipendono da eventuali invalidità e numero di familiari a carico.