Uno dei temi più caldi di queste elezioni è sicuramente la possibilità dell’abolizione Imu, prevista per primo da Silvio Berlusconi e che molte critiche ha sollevato.
Però l’Autorità per l’energia ci ricorda che quando fu abolito l’Ici nel 2008, i soldi lo Stato li riprese dalla tasche dei contribuenti tramite la “Robin Tax“, cioè con l’aumento delle imposte sulle società che producono, vendono e distribuiscono energia elettrica o gas e sulle società petrolifere.
Si voleva quindi tassare i produttori petroliferi, per favorire i contribuenti più poveri. Il risultato fu che proprio le compagnie petrolifere aumentarono i costi delle bollette energetiche (per una cifra totale di 1,6 miliardi di euro circa), favorendo alla fine proprio i più ricchi, cioè le aziende del gas.
Ora la storia sembra ripetersi, e si punta sulla restituzione Imu per convincere gli indecisi al voto; ma soprattutto non si vede all orizzonte la possibilità di controllare eventuali aumenti in caso di restituzione dell’Imu. Intanto la tassa su prime e seconde case mostra i suoi numeri ufficiali: gli abitanti di Roma hanno pagato in media 537 euro sulla prima casa e 1.253 euro di spesa media sugli altri immobili. A Torino l’immobile poco meno di 200 euro, seconde case e negozi hanno superato i 900. Genova e Napoli si sono attestate a 372 e 368 euro per la prima casa, a differenza di Milano che si è “fermata” a 292 euro. Siena è il capoluogo più caro per i residenti: 567 euro, trenta in più dei romani.
Incassi al top grazie alle aziende hanno pagato di Imu quasi il doppio rispetto alla vecchia Ici, e proprio dalle imprese è arrivata quasi la metà del gettito complessivo Imu. “Al netto della quota di Irpef e di addizionali all’Irpef soppressa per la categoria “altri immobili” e delle imposte sostituite dell’Imu, il prelievo aggiuntivo è di circa 5,1 miliardi di euro, 1.798 euro per ciascun immobile aziendale: un’imposizione aggiuntiva netta del 90,4% superiore a quanto sarebbe stato versato con la vecchia Ici”, ha dichiarato Confesercenti.