Arranca l’economia italiana e la certificazione di questo stato arriva dall’Istat, che ha confermato il calo dell’anno scorso del Prodotto interno lordo italiano e soprattutto ha lanciato segnali d’allarme per il 2013, di cui si è vissuto il primo scorcio.
L’ISTAT ha pubblicato gli ultimi dati sul PIL del nostro Paese, mettendo in evidenza come la pressione fiscale e il debito pubblico stiano aumentando a livelli vertiginosi.
In particolare, il Prodotto Interno Lordo è diminuito del 2,4 per cento, mentre altre nazioni segnano un valore positivo, che varia dal Paesi 2,2 per cento degli USA al 0,2 per cento della Gran Bretagna. Il Giappone si attesta su un +1,9 per cento mentre la un +0,7 per cento. L’Italia si conferma invece come uno degli Stati più instabili, in quanto nel 2011 il PIL era aumentato dello 0,4 per cento, nel 2010 era aumentato del 1,7 per cento facendo scendere l’economia al di sotto del livello registrato nel 2009.
Il tutto si traduce in un netto calo della spesa per consumi finali delle famiglie, la quale ha registrato un calo del 4,3 per cento. Male anche i dati che riguardano il debito pubblico, che tocca un nuovo record portandosi al 127 per cento del PIL e la pressione fiscale salita di 1,4 punti percentuali al 44 per cento, segnando il valore più alto dal 1990.
A livello settoriale, si segnalano diminuzioni del 4,4 per cento nell’agricoltura, silvicoltura e pesca, del 3,5 per cento nell’industria, del 6,3 per cento nelle costruzioni e dell’1,2 per cento nei servizi. La caduta del Pil è stata accompagnata da una forte contrazione delle importazioni di beni e servizi, che nello scorso anno è stata pari al 7,7 per cento.
L’unica buona notizia arriva dal saldo primario (l’indebitamento netto al netto della spesa per interessi) che incide sul PIL del 2,5 per cento, mentre nel 2011 era stato pari all’1,2 per cento.
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