Con l’insediamento del nuovo esecutivo guidato da Enrico Letta, tutti i vari sono puntati sui provvedimenti che il neo premier intenderà adottare. In particolare si guarda a cosa succede sul fronte economico dopo le dichiarazioni in materia di imu e di revisione dell’aumento dell’iva.
Per quanto riguarda il secondo punto come molti sanno i vecchi esecutivo hanno già preventivato un aumento dell’aliquota iva ordinaria, si passa quindi dal 21 al 22 %, a partire dal 1° luglio 2013. Tuttavia il provvedimento non ha incontrato i favori di molti esponenti politici che temono che un nuovo aumento dell’aliquota iva possa compromettere ancora di più i consumi (un ulteriore calo della spesa non sarebbe sicuramente un toccasana per una economia che intende ripartire).
Per quanto riguarda invece il capitolo Imu, l’esecutivo sembra intenzionato a far slittare il pagamento della rata di giugno almeno sino a dopo l’estate. Lo slittamento è stato annunciato dal deputato PD Franceschini, il quale ha anche ribadito come il Governo sia già al lavoro per tentare di trovare i 2 miliardi di euro necessari per poter effettuare il differimento della rata ( i Comuni infatti avranno un mancato gettito derivante dall’assenza dell’acconto IMU). Sul punto molto critico Berlusconi, il quale ha dichiarato che la coalizione dovrà avere l’obiettivo di eliminare l’imposta sugli immobili e non solo differirla. Pertanto successivamente sono arrivate le prime precisazioni. In particolare l’eliminazione dell’Imu sulla prima casa dovrebbe essere una delle priorità del nuovo Governo, su questo non ci dovrebbero essere dubbi visto che lo stesso Letta lo ha dichiarato in Parlamento. Mentre per quanto riguarda Giugno l’imposta dovrebbe essere solo sospesa con l’obiettivo di alleggerire l’imu per i non abbienti.
Uno dei nodi principali della diatriba politica sembra quindi essere attualmente proprio l’imposta sugli immobili. Da una parte vi è infatti un estremo che vorrebbe eliminare l’imu per le prime abitazioni e restituire l’imposta riscossa nel 2012 (intervento che costerebbe circa 8 miliardi di euro), mentre dall’altra vi sono esponenti politici favorevoli ad un intervento meno radicale, e cioè quello di intervenire sull’imu prevedendo riduzioni per le famiglie bisognose (intervento stimato di 2,5 miliardi di euro).