Mentre tutti i fari dell’attenzione pubblica e politica sono puntati nei confronti del provvedimento che potrebbe stoppare l’imu per tutti i proprietari di immobili adibita ad abitazione principale, il 17 giugno saranno chiamati a versare l’acconto tutti i proprietari di immobili adibiti ad attività commerciale.
Per i capannoni ed in generale per gli immobili adibiti al servizio dell’attività molto probabilmente non vi sarà alcuna sospensione ed al contrario saranno chiamati a versare l’acconto che sarà sicuramente anche di importo maggiore rispetto all’anno precedente. In base alle disposizioni del decreto Salva Italia è stato infatti già deciso un aumento medio dell’8,33 % visto che il moltiplicatore passa da 60 a 65 ed un ulteriore incremento potrebbe essere deciso anche da parte dei Comuni che hanno deliberato un incremento di aliquota rispetto al 7,6 per mille già deciso a livello nazionale. Già nell’anno passato molte municipalità, sopratutto i centri metropolitani più grossi, hanno deciso di incrementare l’aliquota generando degli incrementi medi pari a oltre il 50 %. Per fare un piccolo raffronto basti pensare che un capannone di 2 mila metri quadri situato nell’hinterland milanese pagherà circa 12 mila euro all’anno un aumento di quasi il doppio dell’importo versato quando era in vigore l’ici (leggi anche imu protagonista della campagna elettorale). Per gli immobili situati in piccoli centri il conto potrebbe anche essere più elevato, anche perché dal 2013 la nuova imu prevede che l’aliquota da applicare non possa essere inferiore al 7,6 per mille in virtù del fatto che la metà del gettito viene destinato all’erario (e di conseguenza i Comuni non hanno la possibilità di variare l’incidenza del gettito).
Se la legge prevede che non si possa scendere sotto l’aliquota minima non fissa però limiti al massimo, e pertanto l’aliquota in molti Comuni lieviterà facilmente a quota 10,6 per mille. In sostanza quindi se il gettito delle abitazioni in futuro potrebbe essere destinato agli enti locali una quota consistente del gettito derivante da immobili industriali potrebbe ben presto finire nelle casse erariali (anche se tale scambio non sempre è considerato a costo zero).
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