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Le nuove misure fiscali introdotte dalla Slovenia

 La Slovenia viene indicata da più parti come una delle nazioni europee più a rischio, una di quelle che rischia la stessa sorte di Grecia, Portogallo e Irlanda per intenderci. In queste ultime ore, dunque, il governo da poco insediato e guidato dal premier Alenka Bratusek ha deciso di intervenire in maniera decisa dal punto di vista economico e fiscale. Oltre alle varie privatizzazioni che potrebbero essere concretizzate a breve, bisogna sottolineare senza dubbio l’imminente aumento dell’Imposta sul Valore Aggiunto.

L’aliquota massima di quest’ultima è destinata a crescere dal 20 al 22%, un po’ come accaduto in Italia. Non si tratta di un accanimento nei confronti dei contribuenti, ma del tentativo estremo di evitare lo scoppio della crisi bancaria, visto che si vogliono scongiurare a tutti i costi gli aiuti internazionali. Lubiana ha pensato anche ad altro se si guarda al profilo tributario. Ad esempio, per il momento è stata accantonata l’idea di una “imposta di crisi”, ma non è detto che l’ipotesi possa riprendere a breve quota, in particolare se le altre iniziative non dovessero essere fruttuose.

Il compito che deve svolgere la nazione balcanica non è certo dei più semplici. Essa ha l’obbligo di ridurre entro il 2014 il deficit di bilancio fino al 3,3% del prodotto interno lordo: si tratta di una percentuale ambiziosa, tanto più che lo stesso dato è aumentato quest’anno (rispetto al 2012) dal 4 al 7,8%. Come se non bastasse, poi, vi potrebbero essere numerosi tagli agli stipendi dei dipendenti pubblici. Il paese è così vicino al nostro che si ricordano le numerose iniziative pensate dalla nostra amministrazione finanziaria per i contribuenti di lingua slovena (vedi anche I cittadini sloveni che devono pagare le tasse in Italia), in primis per quel che riguarda la dichiarazione dei redditi. I sacrifici fiscali saranno ora faticosi, ma si spera possano tornare utili in vista di una ripresa economica.