Sembra che la tassa sulle sigarette elettroniche, prodotto sempre più in voga, sia solo una questione di tempo. Infatti il tributo sarebbe già dovuto rientrare all’interno del decreto Sviluppo, successivamente nella legge di Stabilità (leggi anche legge stabilità 2013)ed adesso un emendamento avrebbe dovuto provvedere al compito. Secondo i calcoli dell’erario il boom delle sigarette elettroniche ed il conseguente calo delle vendite dei tabacchi produrrà una diminuzione del gettito di circa 700 milioni di euro.
Tuttavia nonostante la crescente proliferazione del nuovo prodotto ed il fatto che sempre più fumatori siano disposti a passare alla sigaretta elettronica (la quale costa in media 65 euro al cliente finale, mentre distributore e produttore la pagano rispettivamente 35 e 25 euro) non consente attualmente all’erario di fare cassa. L’imposizione di un tributo passa anche da una questione di assoggettamento del prodotto ad una determinata fattispecie.
Infatti gli addetti ai lavori si interrogano se considerare la sigaretta elettronica come un prodotto terapeutico che ha lo scopo di far smettere di fumare o come un alternativa alla classica sigaretta. Non è neanche di aiuto il resto d’Europa visto che allo stato attuale nell’Ue si dibatte ancora su un regolamento unico per quanto riguarda i prodotti del tabacco, e solo in Inghilterra si è trovata una disciplina comune per quanto riguarda le sigarette. Attualmente la normativa prevede un divieto di vendita nei confronti dei minori equiparando quindi il prodotto a quelli da fumo.
Tuttavia occorre tener conto anche del fatto che tali prodotti emettono vapore e non fumo e che la nicotina è presente solo attraverso particolari atomizzatori che trasformano il vapore acqueo. Si potrebbe quindi pensare di colpire con l’accisa il quantitativo di tabacco contenuto nel prodotto (leggi anche prodotti soggetti accisa), anche se successivamente occorrerebbe poi disciplinare i rivenditori di tali prodotti (i punti vendita diversi dalle tabaccherie dovrebbero registrarsi presso i Monopoli di Stato e successivamente aprire un conto ed un deposito fiscale).
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