Sono numerose le manovre contenute all’interno della bozza della Legge di Stabilità 2015 per fronteggiare l’evasione fiscale. Una di queste contempla i provvedimenti presi dal Governo nei confronti di quei Paesi aventi tassazione bassa o inesistente scelti dalle aziende per le proprie operazioni finanziarie: i cosiddetti ‘Paradisi fiscali’, collocati in una lista nera e sottoposti a monitoraggio. La Black list altro non è che un elenco stilato a livello nazionale dai Governi e a livello internazionale dall’OCSE che include al suo interno gli Stati con regime fiscale agevolato. Per l’Italia rientrano in questa categoria i Paesi fuori dall’Unione che rispondono alle seguenti caratteristiche:
– il loro livello di tassazione è di gran lunga inferiore in confronto a quello applicato nel nostro Paese;
– vi è la mancanza di adeguato scambio di informazioni per definire il livello fiscalei;
In base a questi due criteri è possibile selezionare gli Stati o le istituzioni e collocarli in tre differenzi black list:
– Persone fisiche;
– Black list Controlled Foreign Comanies;
– Black list indeducibilità comonenti negativi di reddito.
Tra queste quelle realizzate di concerto con Banca Centrale e organi che detengono le riserve ufficiali.
Gli Stati aventi tassazione bassa o inesistente sono controllati dall’Amministrazione finanziaria, che procede al monitoraggio delle loro attività economiche per contrastare le frodi.
Uno dei primi provvedimenti dell’esecutivo Renzi, già annunciato, è quello di risolvere lo ‘strano caso’ del Singapore: questo Stato rappresenta il terzo Pil pro capite al mondo dinanzi a Norvegia e Stati Uniti ed è il quarto centro finanziario a livello globale nonché centro logistico e portuale del Sud Est asiatico. Si trova nella stessa lista in cui sono compresi Paesi come Bahamas, Cayman o Vergin Island, caratterizzati da un peso economico diverso e da un regime fiscale decisamente più agevolato.