Non vi è dubbio. Prosegue senza sosta la crescita delle imposte locali. Lo si evince dai numeri inerenti le addizionali Irpef regionali per l’anno in corso.
I dati sono stati comunicati durante gli scorsi giorni, e dimostrano che i governatori utilizzano una mano sempre più pesante nei confronti dei contribuenti. La maggior parte delle regioni ha, infatti, aumentato le aliquote delle proprie addizionali rispetto a quelle standard. Nel Lazio si applicherà l’aliquota massima (3,33%) già sopra i 15 mila euro di reddito. In Piemonte sopra i 55 mila si applica il 3,32. Non sono ancora disponibili i dati di tutte le aliquote delle addizionali locali deliberate dai comuni. Ma si sa già che anche qui in molti casi si applicherà l’aliquota massima. A Roma e Torino, per esempio, la somma delle due addizionali, comunali e regionali, supererà il 4%.
Lo Stato ha bisogno di sempre più entrate e di conseguenza gli enti locali tartassano i cittadini. Il primo effetto della spending review è l’aumento delle aliquote regionali e comunali. Più 3,1% le prime, +6,9% le seconde nel 2014 per un gettito nelle casse locali di 15 miliardi di euro. E il rischio di un ulteriore aumento è reale, stando a uno studio della Uil: il 20% dei 170 Comuni che rivedrà le aliquote, le ritoccherà al rialzo.
Colpa in parte della crisi, in parte della spending review applicata alla legge di stabilità: taglio di tre miliardi e mezzo di euro alle regioni che hanno la possibilità di aumentare le aliquote fino al tetto massimo del 3,33%. Così faranno Piemonte e Lazio, mentre si manterranno sotto al tetto massimo Liguria, Abruzzo e Lombardia.
Solo Calabria e Molise ridurranno la pressione fiscale. Mentre dei 170 Comuni che hanno già deciso di rivedere le aliquote, il 20% le aumenterà, come riporta uno studio della Uil.