I crediti della Pubblica amministrazione verso imprese e cittadini non riescono a essere compensati con i debiti, agevolando procedimenti burocratici e migliorando la vita della popolazione.
La complessa questione è ormai vecchia e non riesce a trovare una soluzione definitiva, tornando prepotentemente in primo piano quando si parla di crescita economica. Con la compensazione sarebbe più semplice per le imprese pagare soltanto la differenza di quanto devono alla Pubblica amministrazione, continuando senza sosta a produrre con maggiore facilità. Pagare soltanto il saldo della differenza tra crediti e debiti è sicuramente più semplice di due operazioni contabili. Il sistema sarebbe più snello e consentirebbe una rapida verifica della situazione fiscale di imprese e cittadini, favorendo anche una visione più chiara del profilo fiscale dei contribuenti. È utile osservare che per le imprese i crediti di lunga durata hanno portato, negli ultimi anni, alla chiusura o al fallimento di centinaia di aziende con una conseguente perdita dell’occupazione. La normativa vigente dell’Agenzia delle Entrate risulta vessatoria nei confronti dei contribuenti. L’interpretazione fornita dalla stessa Agenzia delle Entrate (articolo 26, comma 2, del Dpr n. 633/1972) impone di attendere la fine della fase esecutiva prima di procedere all’emissione della nota di variazione, procrastinandola all’infruttuoso esperimento della procedura.
Sostengono gli esperti:
Il motivo principale della scarsa applicazione di questa compensazione è la farraginosità del meccanismo; la procedura è alquanto complessa, sicuramente non alla portata del singolo contribuente che, se vuole usufruirne, deve rivolgersi a professionisti, i quali chiedono onerosi compensi. La via per far decollare la procedura della compensazione dei crediti con i debiti con la Pubblica amministrazione è quella di semplificare la procedura e i passaggi, quella della registrazione della piattaforma elettronica della Ragioneria dello Stato, quella pratica con il concessionario Equitalia.