E’ tempo di scadenze fiscali e a novembre, i contribuenti saranno dinanzi ad un vero e proprio periodo shock. Un salasso dal punto di vista delle uscite.
La pressione fiscale, nel nostro Paese, resta molto alta. Basti pensare che in Italia il gettito tributario (imposte, tasse e tributi) supera i 480 miliardi di euro l’anno. Tale imponente massa monetaria affluisce nelle casse dell’erario rispettando precise scadenze fiscali che si concentrano prevalentemente tra novembre/dicembre e i mesi estivi di giugno, luglio e agosto.
L’imposta più pesante da onorare sarà l’Iva: autonomi e imprese verseranno nelle casse dello Stato 12,3 miliardi di euro. Le società di capitali (Spa, Srl, Società cooperative, etc.), inoltre, pagheranno l’acconto Ires che ammonterà a 11,8 miliardi, mentre i lavoratori dipendenti, attraverso i rispettivi datori di lavoro, «daranno» al fisco le ritenute per un importo di 10,4 miliardi di euro.
Anche l’acconto Irap sarà di tutto rispetto e costerà alle aziende ben 8,4 miliardi di euro, mentre l’acconto Irpef imporrà ai lavoratori autonomi un esborso di 8 miliardi di euro.
La Cgia ha fatto notare come anche il peso dei costi indiretti legati al pagamento delle tasse ormai abbia assunto dimensioni molto preoccupanti:
A causa di un sistema fiscale ancora troppo frammentato nel nostro Paese sono necessari ben 34 giorni lavorativi per pagare le tasse. In altre parole, tra le code agli sportelli, il tempo perso per recarsi dal commercialista o per compilare moduli, registri e scartoffie varie, le imprese italiane impiegano 269 ore all’anno per onorare gli impegni con il fisco. Una via crucis che, purtroppo, condividiamo con i portoghesi, mentre in tutti gli altri paesi dell’Eurozona la situazione è meno pesante della nostra.
Infatti, se in Italia e in Portogallo sono necessari 34 giorni di tempo per pagare le imposte, la media dell’area euro è di 20. Una soglia che scende a 17 in Francia e addirittura a 15 giorni in Olanda. Dati che, sottolinea la Cgia, dimostrano che anche gli adempimenti burocratici, così come la pressione fiscale, hanno raggiunto un livello insopportabile per l’economia del nostro Paese.