Sessanta miliardi di capitali di cui il Fisco non era a conoscenza. Sono ottimi i numeri fatti registrare dalla voluntary disclosure, la finestra per dichiarare i capitali accumulati all’estero al riparo dagli sguardi dell’Erario, sfruttando un ammorbidimento delle sanzioni.
Il viceministro dell’Economia, Luigi Casero, ha spiegato in una conferenza stampa che sono state 129mila le adesioni di contribuenti italiani alla voluntary disclosure, nella metà dei casi dalla Lombardia: si tratta di una “azione che ha avuto un buon risultato sia in termini di gettito, che in termini di numero di contribuenti partecipanti”. Con la voluntary disclosure, “tutte le imposte dovute sono pagate”, ha sottolineato Vieri Ceriani, consigliere per le politiche fiscali. “C’è uno sconto sulle sanzioni – ha precisato – ma non sulle imposte”, anche se “viene meno la punibilità penale”.
Fabrizia Lapecorella, capo del dipartimento finanze del Mef, ha dettagliato poi che la base imponibile emersa grazie alla voluntary disclosure è pari a 59,6 miliardi di euro. Di questi, 41,5 miliardi riguardano capitali detenuti in Svizzera. Altri 4,6 miliardi di euro sono emersi dal Monaco, 2,2 dalle Bahamas e 1,3 da Singapore. Se si guarda alla percentuale, le attività estere provengono da Svizzera (69,6%), Principato Di Monaco (7,7%), Bahamas (3,7%), Singapore (2,3%), Lussemburgo (2,2%) e San Marino (1,9%). Su quei quasi 60 miliardi di imponibile, circa 16 miliardi sono rientrati in Italia, pari al 26,4%.
Quanto al gettito, le stime oscillano intorno ai 4 miliardi: secondo il Mef sarà di circa 3,8 miliardi di euro, ma il direttore delle Entrate, Rossella Orlandi, è stato più ottimista: “Supereremo per forza i 4 miliardi di euro perché ci sono gli interessi – ha spiegato Orlandi – e poi c’è ancora un mese di integrazione della documentazione. L’introito effettivo si vedrà tra un anno ma le cifre non possono che crescere” rispetto alla stima di base del Tesoro.