Il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare in questi giorni il decreto per la detassazione del salario collegato alla produttività. Si tratta del decreto attuativo della norma prevista dall’ultima legge di Stabilità che stabilisce una tassazione agevolata al 10% dei cosiddetti premi di risultato.
Totalmente esenti dalla tassazione — e ciò rappresenta una novità — saranno i voucher che il lavoratore riceverà, in alternativa al premio retributivo, per servizi di welfare, dalla retta per l’asilo al pagamento della baby sitter. Il lavoratore potrà destinare il premio anche alla previdenza integrativa o alla sanità complementare. Per quest’anno sono stati stanziati 483 milioni di euro, 520 per il 2017 e anche per il 2018.
Il decreto è contemplato in senso stretto del “pacchetto produttività” che il governo sta studiando ma ne è politicamente collegato e si configura come una prima mossa in quella direzione. Senza una ripresa della produttività sarà difficile che l’economia italiana possa arrivare a tassi di crescita vicini almeno a quelli delle media Ue. La produttività italiana, infatti, è sostanzialmente ferma da circa vent’anni. Secondo i dati dell’Ocse, ripresi in uno studio di Bankitalia, tra il 1998 e il 2011 la produttività del lavoro (il prodotto per ora lavorata) è cresciuta nel nostro paese del 3,6%, contro il 17% in Francia e in Germania, e di oltre il 20% in Giappone, Usa e Gran Bretagna. Questo è il nostro vero gap competitivo legato in buona parte, ma non solo, alla struttura dimensionale delle imprese (ben oltre il 90% di quelle che aderiscono alla Confindustria sono piccole, cioè con meno di 15 dipendenti). Piccole imprese che non hanno le risorse necessarie per investire in innovazione tecnologia ma anche nella formazione del capitale umano. Non è irrilevante, per comprendere la profondità delle difficoltà italiane, tener presente che nella recessione gli investimenti sono crollati del 30%.
Pertanto l’obiettivo è rilanciare la produttività per provare a dare un po’ di solidità ai segnali di ripresa che, per quanto in chiaroscuro, comunque ci sono. Ieri sono arrivati dall’Istat quelli sulla produzione industriale: +1,9% a gennaio rispetto a dicembre; +3,9% annuo (il risultato migliore da agosto 2011).
L’esecutivo Renzi premerà molti tasti: da quello fiscale a quello della liberalizzazioni di alcuni mercati. Intanto punta sulla contrattazione ripristinando, con alcune novità, le agevolazioni fiscali (non c’erano nella penultima legge di Stabilità) per i premi aziendali o territoriali legati al raggiungimento di obiettivi di produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione. Azienda e sindacati fisseranno, nella contrattazione aziendale o territoriale, gli obiettivi da raggiungere. Come?
Se si otterranno scatterà il premio fino a un massimo di 2.000 euro l’anno, tassati al 10% e non secondo le aliquote Irpef che crescono con l’aumento del reddito imponibile. Il premio detassato potrà salire a 2.500 nelle imprese che sottoscriveranno accordi con i sindacati con il coinvolgimento dei lavoratori nell’organizzazione del lavoro.