Il braccio di ferro tra Fisco e contribuenti è incessante. Sono più di 530.000 i ricorsi pendenti alla fine dello scorso anno, per un valore totale pari 33,5 miliardi di euro di tasse contestate. In un anno le diverse commissioni tributarie hanno smaltito 298.313 ricorsi, ma gli italiani non hanno mollato la presa e ne hanno presentati altri 256.901 di nuovi.
Tuttavia il numero delle cause per fisco è calato, seppure di poco – il 7,2% – mentre i tempi per raggiungere una soluzione rimangono ancora lunghi: oltre 4 anni e cinque mesi tra primo e secondo grado. La contesa tra le diverse strutture dell’amministrazione fiscale – dalle dogane alle entrate, da Equitalia agli uffici fiscali dei comuni – a leggere i numeri del rapporto stilato dal dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia e dalla direzione della Giustizia Tributaria appare come una battaglia impari. Nella quale il fisco prevale. Ma non sempre.
L’erario vince in quattro casi su dieci: esattamente nel 44,6% delle liti in primo grado e nel 45,2% nel secondo, ma si raggiungono punte del 70% nelle liti promosse contro l’Agenzia delle Entrate. Il contribuente comunque mantiene chances alte e riesce a mettere in difficoltà il fisco in almeno un caso su tre: nel 32,4% delle contestazioni di primo grado e nel 40,3% di secondo grado. Un giudizio articolato ”intermedio” – in pratica un pari e patta – arriva invece in circa il 9-10% dei casi. I ricorsi presentati mostrano in totale un aumento del 5,8%, si registra nel primo grado di giudizio un incremento del 3,3% (pari a 188.287 ricorsi) rispetto all’anno precedente, mentre per il secondo grado di giudizio si registra un aumento degli appelli pari al 13,7%, (68.614). In ballo, nel confronto fisco-contribuente, non ci sono spiccioli. Le contese valgono 33,5 miliardi, in pratica 130mila euro a testa. Anche se, uscendo dalla media del pollo di Trilussa, si scopre che il 68,7% del totale dei ricorsi pervenuti alle Commissioni Tributarie Provinciali riguarda controversie di valore inferiore o uguale a 20.000 euro: valgono in totale 500 milioni. Solo l’1,7% dei ricorsi si riferisce a controversie di valore superiore a 1 milione di euro (15,2 miliardi il valore complessivo).