L’entrata in vigore della legge delega sul federalismo fiscale è stata senza dubbio un evento molto importante: attraverso questa introduzione normativa, infatti, si è proceduto alla riforma del titolo V della costituzione regolando l’assetto dei rapporti “tra centro e periferia”. L’intento principale del federalismo fiscale è soprattutto quello di riallocare l’equilibrio di risorse dal Nord verso il Sud, ma quello che bisogna sottolineare è che esso fa parte di un più ampio programma di riconfigurazione delle amministrazioni europee, anche e soprattutto mediante il rafforzamento del ruolo delle regioni (in particolare quelle dei paesi della Scandinavia) e il contenimento della parcellizzazione comunale. È ormai passato un anno dall’introduzione, in alcuni paesi dell’Unione Europea, di questo progetto: quello che bisogna comprendere ora sono le modalità di applicazione del federalismo all’interno dei paesi dell’Unione e quale livello di crescita può produrre il sistema impositivo di finanziamento dei vari stati, tenendo presenti le differenze che esistono a livello di amministrazione (vi sono ad esempio nazioni molto “centraliste”, come la Francia e il Regno Unito).
Nel 2009, l’Ocse ha provveduto a pubblicare la relazione “Regions at glance”, un rapporto che ha evidenziato le modalità di attuazione della perequazione nella riparazione delle risorse, mediante delle politiche economico-fiscali adeguate. Questi risultati vengono garantiti dall’Ue con l’applicazione del principio di sussidiarietà, il quale provvede a correggere la diversa distribuzione del carico tributario. Come emerge dai dati della stessa Ocse, negli ultimi tre anni si è ridotta la disparità perequativa sia nei paesi che presentano uno schema fiscale più complesso (Regno Unito su tutti) che in quelle nazioni dove esistono schemi meno complicati.
Proprio nel Regno Unito, infatti, esistono vari schemi di finanziamento delle spese in conto capitale (famosa è la cosiddetta “formula Grant” che non prevede alcun vincolo di destinazione). Attualmente, è in vigore il sistema dei “quattro blocchi”, che tende a valutare le necessità di spesa con una formula matematica dei fattori che influenzano i servizi.
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