Tra moglie e marito non mettere i dito. Così recita un vecchio detto popolare e i detti degli antichi, se sono arrivati sino ai nostri giorni, una qualche buona ragione ci sarà. E forse se ci si intromette troppo nei matrimoni, quelli meno stabili finiscono per vacillare e per divorziare. Oltre allo stress psicologico, il divorzio incide pesantemente sull’aspetto economico di chi ritorna single. In media 400 euro mensili da versare per il mantenimento dei figli non sono certo pochi.
Spese legali, mantenimento, figli, il divorzio costa veramente tanto. Eppure c’è chi divorzia per convenienza. Sembra che sempre più coppie simulino la separazione per risparmiare sulle tasse. Soprattutto al Centro Nord, tra le coppie di mezza età e di ceto medio si diffonde questo fenomeno: si risparmia riguardo a Ici, bollette, tasse universitarie, medicine, assegni familiari.
Bollette del gas e della luce meno care, sgravi sui libri di scuola dei figli e tasse universitarie più agevolate e soprattutto dopo la norma varata dal governo che elimina il pagamento delle tasse sulla prima casa di proprietà non sono pochi coloro che decidono di divorziare per evitare di pagare l’Ici sulla seconda casa.
Così avviare una separazione per poter poi dichiarare un reddito minore, diviene più conveniente di quanto previsto dalla separazione dei beni.
C’è un’infinità di vantaggi fiscali nel non cumulare i redditi e negli ultimi anni c’è stato un forte incremento di separazioni proprio per questo motivo – afferma Ettore Gassani, presidente dell’Associazione matrimonialisti italiani -. Il fenomeno, in realtà, è antico, esiste da sempre e tantissimi sono i casi di persone separate sulla carta ma che vivono sotto lo stesso tetto d’amore e d’accordo.
E così, ci si divorzia per convenienza, ma si continua a vivere d’amore e d’accordo (si spera) sotto lo stesso tetto, ecco il nuovo volto dei poveri del terzo millennio.