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Fisco e tasse: con equità riparte economia italiana

 E’ possibile mettere mano al Fisco ed alla normativa che lo regola abbassando, tanto per iniziare, le tasse sui redditi da pensioni e da lavoro dipendente senza comportare il ricorso a “coperture” finanziarie da parte dello Stato? Ebbene, in Italia per i Sindacati questo è possibile: basta spostare il prelievo dal reddito al capitale partendo da un’armonizzazione/innalzamento delle imposte sulle rendite finanziarie. Al riguardo il Segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo, ha sottolineato nei giorni scorsi come per far ripartire il nostro sistema economico sia necessario mettere mano seriamente alla questione relativa alla tassazione sui redditi da pensioni e da lavoro. Questo affinché il nostro sistema fiscale sia più equo, ma anche perché il minor prelievo fiscale alla fonte sui redditi da lavoro e sulle pensioni si andrebbe a tramutare in consumi con effetti positivi di rilancio del nostro ciclo economico che, dopo il -4,9% di Pil segnato nel 2009, rischia per il 2010 di doversi accontentare di una ripresa lenta, fin troppo.

Per l’esponente della Uil è necessario agire su tre fronti: salvaguardia del potere d’acquisto, rilancio dell’occupazione e sostegno allo sviluppo economico visto che la povertà tra le famiglie italiane è un fenomeno dilagante che va tra l’altro a coincidere con un secco calo della produzione industriale nel 2009 in accordo con le rilevazioni fornite dall’Istituto Nazionale di Statistica.

Per quel che concerne la disoccupazione c’è da dire che la media nazionale è attualmente sotto la media europea, ma le stime parlano per il 2010 dell’aumento della disoccupazione di un altro punto percentuale con effetti negativi e nefasti sui giovani, per i quali in Italia il tasso di disoccupazione, invece, è ben oltre la media europea. Con più equità, quindi, l’economia italiana potrebbe ripartire ma a patto che si mettano in atto strategie, soluzioni ed azioni di contrasto all’evasione fiscale che evitino di far emergere situazioni irreali di lavoratori autonomi e liberi professionisti che addirittura guadagnano meno di un pensionato al minimo.