Qualcuno potrebbe affermare che solo i cocciuti non cambiano idea, altri potrebbero sostenere che si tratti di incoerenza. Fatto sta che non sono lontani i tempi in cui Berlusconi affermava durante una conferenza stampa precisamente del 2004:
Se io lavoro, faccio tanti sacrifici e poi lo Stato mi chiede il 33% di quel che ho guadagnato, sento che è una richiesta corretta in cambio dei servizi che lo Stato mi dà. Se lo Stato mi chiede il cinquanta e passa per cento, sento che è una richiesta scorretta e mi sento moralmente autorizzato ad evadere per quanto posso questa richiesta dello stato.
A distanza di 6 anni, il presidente ci tiene a mettere i puntini sulle i e precisa:
Non ho mai detto che fosse moralmente accettabile. Ho detto che c’era una forte spinta all’evasione, ma non è mai moralmente accettabile fare dell’evasione.
Così il premier Silvio Berlusconi ha risposto alla domanda della giornalista Sarah Varettodi Sky Tg24 che gli chiedeva se oggi a distanza di diversi anni, ripeterebbe la frase che eludere ed evadere tasse superiori al 33% sul proprio reddito fosse moralmente accettabile e quindi una propensione giustificabile.
Il premier precisa che inoltre che i dati, presentati da Tremonti ai deputati, dicono che la pressione fiscale ricevuta dal precedente governo era del 43,1%, oggi del 42,7. Un minimo di diminuzione delle tasse c’è stato, compatibilmente con la crisi globale, non ha perso occasione di sottolineare ai microfoni di Sky il presidente.
Noi abbiamo ereditato il terzo debito pubblico del mondo – concluso -. La sinistra ha partecipato al miracolo della moltiplicazione per otto del debito pubblico italiano. Ogni anno paghiamo molti interessi passivi. Nessuno dei paesi europei con cui collaboriamo è riuscito ad abbassare le tasse: il nostro vanto è quello che abbiamo abbassato la pressione fiscale, mantenendo in ordine i conti pubblici e non mettendo le mani nelle tasche degli italiani, mantenendo anche la pace sociale.