Gli americani dovrebbero iniziare a rinunciare a qualche porzione di hamburgher e patatine. Si preannunciano infatti tempi duri per gli assidui frequentatori di fast food e non solo: gli obesi dello Stato americano a partire dal 2010 pagano un extra di 25$ al mese sull’assicurazione sanitaria se non superano alcuni esami clinici relativi al loro peso corporeo.
L’Alabama, al secondo posto fra gli Stati Usa per tasso di obesità, è il primo paese decidere questa specie di tassa. L’iniziativa, si stima, colpirà circa 37.000 impiegati statali. Ma nascono già le polemiche: per alcuni è un’occasione per migliorare la salute, per altri una sorta di discriminazione.
In altri stati Usa invece dove hanno approvato una multa anti-caramelle e bevande gassate nelle scuole per dissuadere i ragazzi dal consumo di junk-food, per promuovere una dieta a base di frutta e verdura e disincentivare l’acquisto di prodotti ricchi di grassi o di zuccheri.
I cibi poco salutari sono stati tassati del 12,5% o del 25% e su frutta e verdura, notoriamente salutari, sono state applicati invece sconti e tariffe agevolate, per incentivarne l’acquisto.
E se le tasse non bastano ci pensano le compagnie aeree a infierire: la compagnia Southwest si riserva il diritto di far pagare due biglietti a ogni passeggero obeso.
L’America è la nazione del politically correct – sostiene Jason Docherty, presidente dell’associazione per l’accettazione dei grassi -, dove in linea di principio non è consentito neppure fare dell’ironia in base al sesso, all’etnia, alla religione. L’unico caso in cui è diventato accettabile una sorta di linciaggio psicologico, è contro gli obesi.
A mali estremi, estremi rimedi, potrebbe dire qualcuno, a favore di queste misure forse un pò drastiche. Gli Stati Uniti spendono ormai 344 miliardi di dollari all’anno per curare le patologie legate al peso ed in media in meno di 10 anni il 21% di tutta la spesa sanitaria americana viene assorbita dai malati sovrappeso.
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