Una cena al ristorante o una passeggiata enogastronomica tra le sagre? La scelta risulta difficile per i buongustaio, la lotta non é solo tra buone forchette ma anche tra ristoratori e sagre. L’Arthob (associazione ristoranti, trattorie, hostarie bresciane) chiede la regolarizzazione delle feste in piazza: l’associazione che raccoglie centinaia di ristoratori in provincia di Brescia chiede che siano equiparati diritti e doveri attraverso un regolamento. Secondo un’indagine della locale Fiepet Confesercenti nel terristorio bresciano 1.594 feste per un totale di 5.804 giorni complessivi per una popolazione di poco più di 1 milione e duecentomila abitanti. Da questi dati si può capire quanto la tendenza ad organizzare sagre di ogni tipo possa incidere sull’andamento di una categoria, quella dei ristoratori e dei baristi, che già paga le conseguenze della crisi globale.
Sia a destra che a sinistra sono stati tutti pronti a schierarsi dalla parte delle sagre solamente per una mera questione di voti – sottolinea il segretario Arthob Ruggero Bonometti, non risparmiando nè una coalizione nè l’altra -. Ci allarma che tutte le forze politiche si siano schierate contro i ristoratori, compresa la Lega Nord, che si è sempre eletta a paladina del piccolo commercio e della difesa delle tradizioni. Le iniziative organizzate da Brescia In rappresentano solo una piccola parte di un problema ben più ampio che chiede risposte urgenti. A Marco Stellini, presidente dell’associazione Brescia In ed ex presidente dell’associazione vegetariani italiani che oggi “vende salamine”, che sostiene di ricevere solamente 22.500 euro dal Comune, vorrei ricordare che 12.500 coperti dai cinque ai sette euro, come quelli che fanno le sue tavolate, non sono un introito certo indifferente.
Il segretario infine conclude ricordando che la richiesta di Arthob è, semplicemente, quella di un regolamento più serio e simile a quella degli esercenti per quanto riguarda controlli sanitari, servizi igienici, imposte di bollo, plateatici e tasse sullo sporco.