Cosa succede all’assegno di invalidità nel caso di raggiungimento dei requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia?
In base a quanto previsto dalla legge 222/1984 l’assegno di invalidità, così come anche quello di inabilità, diventa pensione di vecchiaia in automatico e questo vale sia per i lavoratori dipendenti che per gli autonomi. Quali conseguenze ha questo principio?
A livello pratico la prima grande differenza è che il lavoratore non è più soggetto al rischio di revoca dell’assegno perché, chiaramente, i requisiti della pensione di vecchiaia, una volta conseguiti, non possono venire meno. Ovviamente, perché il passaggio avvenga, è necessario che sussistano i requisiti di contribuzione necessari per l’erogazione della pensione di vecchiaia. In questo caso il passaggio avviene in modo automatico: sarà l’Inps ad accertare la sussistenza dei requisiti per procedere d’ufficio al passaggio.
Per quanto concerne l’importo della pensione di vecchiaia erogata agli invalidi va sottolineato che i periodi di godimento dell’assegno che non hanno previsto attività lavorativa, vengono computati ai fini del perfezionamento del diritto alla pensione di vecchiaia ma non a quello della determinazione dell’importo della stessa.
Sotto questo profilo tuttavia esiste una garanzia per gli invalidi che vanno in pensione di vecchiaia: l’importo della pensione non potrà essere inferiore a quello erogato con l’assegno di invalidità.
Quali sono, invece, le differenze tra la pensione di invalidità e quella di inabilità? Gli esperti le spiegano così:
Le regole sono simili anche per chi riceve la pensione di inabilità. Tuttavia in questo caso il passaggio non avviene d’ufficio e bisogna fare domanda. Inoltre cambia il calcolo ai fini contributivi: gli anni di godimento senza attività lavorativa non vengono conteggiati neppure ai fini contributivi.