Il documento chiamato “spending review” approvato in via definitiva l’8 agosto scorso con 371 voti a favore, 86 contrari e 22 astenuti ha come fine ultimo quello di scongiurare l’aumento dell’IVA al 23% già programmato da mesi dal Governo Monti. Con la scusa di perseguire questo obiettivo i tagli ed i sacrifici richiesti sono molti e nel caso in cui non basteranno, secondo il Governo, a scongiurare l’aumento dell’IVA al 23% allora il Paese potrebbe richiedere aiuti esterni.
Per iniziare le tasse Universitarie aumentano per tutti; l’aumento in certi casi sfiora il 100%, che insieme al taglio di 30 milioni di euro per la ricerca contribuisce a dare una nuova frenata al Paese, sempre più in difficoltà grazie sopratutto alle manovre del Governo. L’abolizione delle provincie viene confermata e l’accorpamento avverrà per 64 capoluoghi. Nel settore pubblico viene introdotta la mobilità obbligatoria con l’80% della busta paga e senza straordinari. Aumenta l’IRPEF per le regioni in deficit sanitario; Piemonte, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Sono stati ridotti i posti letto ed accorpati tribunali (37) e procure (38); scompaiono immediatamente 4 mila posti letto, 647 uffici dei giudici di pace e 220 sedi distaccate.
La spending review alla fin fine è la versione italiana delle misure di austerità che hanno interessato Grecia e Spagna; anche se si sostiene che l’Italia non ne ha bisogno, il comportamento del Governo fa’ pensare invece che la stretta sui cittadini sia in corso e l’Italia necessita di misure analoghe a quelle prese dai due Paesi dell’Euro più a rischio. Anche se il Governo non parla di crisi e recessione nei termini corretti la situazione è quanto mai chiara; il Paese ha bisogno di una stretta fiscale ulteriore e non sono ancora esclusi del tutto eventuali interventi monetari internazionali a sostegno dell’Italia, che però nel momento in cui si troverà a doverli accettare per causa forza maggiore ammetterà automaticamente la vicinanza con la situazione Spagnola, simile dopotutto a quella della Grecia.