La particolare denominazione di “tassa sulle disgrazie” è stato affibbiato a uno dei tanti provvedimenti che sono stati inseriti nel cosiddetto Decreto Milleproroghe: nello specifico, questa imposizione fiscale prevede che le accise sui carburanti vengano aumentate nell’ipotesi di una calamità naturale (da qui il nome così curioso ma anche incisivo). La scelta del governo sembra andare contro le esigenze più naturali dei cittadini, e quindi non deve stupire più di tanto l’ultima iniziativa adottata a tal proposito dalla Regione Basilicata. In effetti, la regione meridionale ha impugnato questo stesso tributo di fronte alla Corte Costituzionale, adducendo come motivo principale la violazione di ben quattro articoli della nostra Costituzione. L’associazione tra la tassa e la Basilicata è dovuta al fatto che lo scorso 1° marzo si è verificata proprio in questa zona una forte alluvione, la quale ha provocato danni considerevoli per tutto il metapontino.
Non convince assolutamente il principio di gravare fiscalmente su chi ha subito delle conseguenze così devastanti, tanto che perfino la regione Abruzzo si è scagliata contro tale misura, quindi si possono prospettare diversi ricorsi di questo tipo nei mesi a venire. Secondo il governatore lucano, Vito De Filippo, la compartecipazione alla copertura dei danni prodotti dalle calamità naturali non ha alcuna ragione di esistere, se non altro perché provoca un incremento vertiginoso della tassazione regionale fino al livello massimo delle aliquote.
Il tutto rientra nel cosiddetto “federalismo solidale”, ma per il momento sta presentando delle problematiche di non poco conto: secondo lo stesso De Filippo, il problema più importante è di tipo politico, visto che la regione si è già prodigata e offerta per attivare le proprie risorse in sostituzione di quelle che sarebbero scaturite da una nuova tassazione. Inoltre, si fanno dei confronti con quanto successo in Veneto, ricordando che al nord il trattamento è stato ben diverso e che sono stati posti in essere dei veri e propri “egoismi territoriali”.