Bill Gates si è espresso a favore dell’imposizione di una nuova tassa sulle transazioni finanziarie, quella conosciuta come Tobin tax, dal nome dell’economista americano che l’aveva ideata, e oggi è nota anche come tassa “Robin Hood”, in quanto sposterebbe risorse dai paesi ricchi a quelli in via di sviluppo. Non di rado però, dobbiamo ammettere che le tasse “umanitarie” non sono servite realmente gli scopi che si proponevano coloro che le promuovevano.
Magari i promotori a volte sono animati anche dalle migliori intenzioni, ma altre volte purtroppo il denaro può finire in mani sbagliate. Questa tassa dunque sorgerebbe per restituire qualche margine di manovra alle banche emittenti delle piccole nazioni e sarebbe una misura di opposizione ai dettami dei mercati finanziari.
Secondo me la financial transfer tax è un simbolo utile – ha detto Bob Kuttner, direttore di The American Prospect -, ma è solo una parte della soluzione. Sarebbe molto importante politicamente, perché sarebbe il segno che la leadership politica è in grado di dire qualcosa alle banche. Ma da sola non cambia il sistema. Ci sono altre cose che dovremmo fare. Per esempio i credit default swap hanno reso molto più difficile affrontare il caso greco, perché non hai solo il valore dei bond in sé, ma quello di tutti gli swap che sono stati costruiti sui bond e degli swap che sono stati costruiti sulle banche che possiedono i bond: il tutto crea una sorta di piramide. Bene, questo tipo di derivato è stato inventato solo negli anni Novanta, e prima vivevamo benissimo senza. Quindi io dico: aboliamolo. È una richiesta piuttosto radicale, ma ragionevole, e ce ne sarebbero altre. Quindi la domanda è se il radicalismo tattico di Occupy Wall Street si traduca in un complesso più ampio di riforme politicamente fattibili del sistema bancario, di cui la Tobin tax sarebbe solo il primo passo.