Con l’inasprimento dell’imposta di bollo sul deposito titoli, varato con la manovra triennale di correzione dei conti pubblici, lo Stato non solo mette le mani, ma anche i piedi nelle tasche degli italiani. E’ questa la presa dura di posizione dell’Adubef e della Federconsumatori, per conto dei rispettivi presidenti, Elio Lannutti e Rosario Trefiletti, riguardo ad una misura che praticamente va ad azzerare i guadagni che da un deposito titoli possono ottenere quei piccoli risparmiatori che hanno piccoli patrimoni in Buoni Ordinari del Tesoro (Bot), Buoni del Tesoro Poliennali (Btp), e/o Certificati di Credito del Tesoro (Cct), quelli entro i 10 mila euro per intenderci. Secondo le due Associazioni dei Consumatori l’aumento spropositato dell’imposta di bollo sul deposito titoli tende la mano, avvantaggia tanto per capirci, il settore del risparmio gestito, con i Fondi comuni di investimento, e quindi le banche, e quello dei conti deposito.
Il tutto avviene quindi a fronte della palese messa a rischio delle aste dei prossimi titoli pubblici in collocamento, visto che con un deposito titoli tassato come minimo per 120 euro l’anno, se si comprano, ad esempio, 5.000 euro di Bot, praticamente si mangia il rendimento e pure soldi di tasca propria il correntista ci deve mettere.
Sono svariati i miliardi di euro che con l’imposta di bollo, anzi il super-bollo sul risparmio degli italiani, lo Stato incasserà se non saranno apportate modifiche in Parlamento. Basti pensare che, stando all’attuale impianto della norma, nel 2013 per i depositi con patrimonio sopra i 50 mila euro il super-bollo sarà pari a ben 380 euro annui.
“I banchieri brindano con lo champagne di marca allo scampato pericolo“, sostengono Adusbef e Federconsumatori visto che i “bolli di Tremonti” sono palesemente quelli applicati da un Robin Hood alla rovescia. Ma c’è ancora tempo, si spera, per la politica e le istituzioni, per fare un passo indietro.
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