Barack Obama è stato molto diretto, la sua Buffett Rule, la tassa che andrà a colpire i contribuenti milionari, rappresenta la cura più adeguata per le violazioni fiscali che si verificano ogni anno negli Stati Uniti: ciò nonostante, le statistiche nazionali dell’Internal Revenue Service hanno messo in luce come questi “ricconi” paghino tasse molto più alte rispetto alle famiglie medie. Inoltre, i redditi in questione si caratterizzano come la porzione più significativa del budget federale. Chi ha ragione allora? Le stime in questione sono state compilate dal Tax Policy Center e vengono definite come “non partigiane”: nel dettaglio, coloro che riescono a guadagnare oltre un milione di dollari versano poi il 29,1% del loro introito in imposte federali, mentre le classiche famiglie statunitensi si fermano al 15%.
Il Partito Democratico, però, insiste sul fatto che casi simili a quello del miliardario Warren Buffett, il quale avrebbe pagato meno tasse del proprio staff, sono molto frequenti. Le statistiche più interessanti dello stesso Irs sono quelle relative al 2009: in quell’anno, infatti, i milionari a stelle e strisce contribuirono per meno del 20% al gettito tributario locale: come ha spiegato la National Taxpayers Union, si tratta di circa 180 miliardi di dollari. Quindi, quei milionari che pagano di meno devono questo vantaggio al fatto che gran parte dei profitti vengono ottenuti oltreoceano o a causa dei loro investimenti finanziari.
In effetti, non bisogna dimenticare che i profitti societari vengono tassati al 35%, ma quando assumono la forma di dividendi e di capital gain scendono di ben venti punti percentuali. C’è comunque bisogno del senso di responsabilità dei più ricchi per fronteggiare la crisi economica: l’inasprimento fiscale di Obama dovrebbe ammontare a ben 1,5 trilioni di dollari, importo che si riferisce ai prossimi dieci anni, ma non si escludono nuovi interventi per quel che concerne l’imposizione relativa alle compagnie petrolifere e altri benefici.
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