Il registro delle imprese relativo alle società di capitali del nostro paese non ha ormai più alcuna ragione di esistere, visto che proprio di recente è stata disposta la sua cancellazione. Si tratta comunque di una fattispecie che ha dei fondamentali risvolti dal punto di vista del bilancio e del fisco: cerchiamo di capirne i motivi. In effetti, la scomparsa dello stesso registro porta, come conseguenza principale, anche l’estinzione delle società, le quali, in tal modo, non hanno più l’obbligo di rispondere in proprio per le obbligazioni che avevano contratto in precedenza. Questa decisione si riferisce a una sentenza di quest’anno della Corte di Cassazione, per essere più precisi la numero 4062 dello scorso 22 febbraio. In particolare, questa pronuncia della Suprema Corte ha stabilito che, prendendo come riferimento normativo l’articolo 2495 del codice civile, il cui secondo comma sancisce appunto l’estinzione della società nel momento immediatamente successivo alla cancellazione.
Nel caso in cui si dovesse verificare una situazione simile, allora i creditori si troveranno costretti ad agire nei confronti dei soci, ma soltanto di essi e in maniera limitata a quanto è stato percepito in occasione della redazione del bilancio finale di liquidazione. I risvolti negativi, però, riguardano anche il fisco; il rischio più grande è che l’amministrazione finanziaria possa perdere tutto il denaro che viene vantato, nell’ipotesi di estinzione definitiva delle stesse società.
La sentenza della Cassazione, tra l’altro, ha inserito l’Agenzia delle Entrate nel novero dei creditori sociali che saranno insoddisfatti in tal senso, dunque le conseguenze più negative possono essere evitate notificando l’avviso in questione prima della cancellazione. Se, invece, la notifica non fosse possibile prima di quel momento, allora il fisco potrebbe rivolgersi a soci e liquidatori, in modo da porre in essere un nuovo avviso di accertamento, consentendo a tutte le parti coinvolti di esercitare i propri diritti alla difesa.