Chi omette il versamento dell’acconto Iva di dicembre è perseguibile penalmente. In base alle attuali norme in vigore, chi versa l’acconto dopo trenta giorni di distanza dalla scadenza e sino al termine per la presentazione della dichiarazione inerente l’anno in cui è commessa la violazione, pagherà una sanzione pari a 1/8 del 30%, ovvero pari al 3,75%.
Acconto IVA
Acconto Iva entro il 29 dicembre: il metodo previsionale e il metodo analitico
Imprese e professionisti hanno esigenze di liquidità. Per tale ragione, in relazione all’acconto Iva da versare entro il 29 dicembre, avendo la facoltà di scegliere, potrebbero optare per il metodo previsionale o per il metodo analitico e non per il classico metodo storico così da esborsare la minor cifra possibile.
Acconto Iva: cosa rischia chi non lo versa?
Acconto Iva: cosa succede a chi entro il 29 dicembre non lo verserà? Chi omette il versamento dell’acconto sarà punito con la sanzione del 30% dell’importo non versato. La pena è la medesima per chi procrastina il pagamento o lo effettua in misura insufficiente.
Acconto Iva entro il 29 dicembre: il metodo storico
Entro lunedì 29 dicembre, tutti o quasi saranno chiamati al versamento dell’acconto Iva inerente l’ultimo periodo dell’anno. Tale accordo sarà poi scomputato dall’importo dovuto a titolo definitivo.
Riforma Iva, le proposte per combattere il fenomeno dell’evasione
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Le scadenze dei pagamenti e il saldo Iva per i professionisti
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La circostanza sempre più diffusa di mancanza di liquidità causata principalmente da circostanze eccezionali non
Spesometro, iva trimestrale e operatori finanziari
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Calcolo acconto iva
I contribuenti soggetti al versamento dell’iva devono effettuare il versamento dell’acconto iva entro il 27
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Con l’iva per cassa acconto più leggero
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Denuncia penale nel caso di omesso versamento acconto iva superiore a 50 mila euro
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Edilizia: i vantaggi della ritenuta ridotta al 4%
La ritenuta d’acconto relativa a quelle somme che sono incassate da chi esegue ristrutturazioni e pone in essere il risparmio energetico dal punto di vista edilizio potrebbe essere ridotta dal 10 al 4%: la percentuale attuale è stata fissata ormai la scorsa estate, quando la novità è stata introdotta in relazione ai due bonus tipici del settore, vale a dire quello del 36% (detrazione sulle ristrutturazioni) e del 55% (il bonus energetico appunto). La ritenuta stessa viene trattenuta dagli istituti di credito nel momento in cui diventa obbligatorio pagare le spese esclusivamente con dei bonifici bancari. L’applicazione, quindi, non ha alcuna ragione di esistere se il contribuente che beneficia delle detrazioni è un’impresa. Tra l’altro, bisogna anche precisare che la banca non può conoscere l’importo esatto dell’Imposta sul Valore Aggiunto relativo al bonifico ed è per questo motivo che la nostra amministrazione finanziaria ha deciso di delineare alcuni chiarimenti in merito alla base imponibile.
Partita Iva: tutti i passaggi per arrivare alla chiusura
Come è noto, la partita Iva rappresenta quella sequenza di cifre che identifica un soggetto che svolge un’attività determinante per quel che concerne l’imposizione del fisco: all’interno dell’Unione Europea, questo strumento consente quindi di riconoscere più facilmente un determinato contribuente, in base alla nazione di appartenenza (IT nel caso del nostro paese) e a una sequenza alfanumerica. Ma nel caso si volesse fare a meno di essa, come si può chiudere la partita Iva? Nel caso in cui l’attività sia venuta a cessare, ovviamente la sequenza in questione non ha più ragione di esistere, pertanto si deve presentare una apposita dichiarazione entro trenta giorni dall’ultima operazione che è stata posta in essere in relazione alla liquidazione aziendale. I modelli da sfruttare sono sostanzialmente due, vale a dire l’AA9/8 per quel che concerne le persone fisiche e l’AA7/8 quando si tratta invece di società.